Sottana

sot - tà - na

Significato Gonna, sottogonna, indumento femminile che copre la parte inferiore del corpo, abiti talari

Etimologia dall’aggettivo sottano, col significato di ‘che sta sotto’, e in particolare per ellissi di veste sottana, ma già presente nel latino medievale suttana.

  • «Devo rifare l’orlo alla sottana, si è sfilacciato tutto.»

La sottana è un oggetto comunissimo, un indumento che oggi appartiene al guardaroba femminile ma che in passato è stato largamente usato anche dagli uomini. Anzi, ci sono signori che ancora adesso la portano tutti i giorni senza che la cosa sconcerti: no, non sono gli scozzesi, i quali indossano il kilt, ma i preti, il cui abito talare è detto anche sottana. Pensiamo alle sottane di Don Camillo, che svolazzano mentre se ne va in bicicletta per la Bassa, magari a cercar di riportare in collegio il figliolo di Peppone, che di studiare non ne vuol proprio sapere.

La parola, di per sé, è abbastanza chiara: la sottana sta sotto. Sotto la vita, ma anche sotto… un’altra sottana. È un nome più arcaico (e anche più popolare) per identificare la gonna e il sottogonna. Attestata sin dal medioevo come suttana, indicava una tunica che si portava a contatto con la pelle, sotto ai vestiti veri e propri. È del 1846, invece, come attesta l’Accademia della Crusca citando il Vocabolario domestico di Giacinto Carena, il secondo significato:

Quella parte del vestito donnesco che è cucita alla vita o tutta di un pezzo con essa, e che dalla cintura in giù cigne senza stringere tutta la persona. Sottana dicesi anche per gonnella.

In effetti quante volte abbiamo sentito le nostre nonne sbottare con un: ‘Devo rifare l’orlo alla sottana, si è sfilacciato tutto’? Questo indumento sia intimo che esterno, delicato e robusto al tempo stesso, sa di casa e di focolare, evoca il bucato bianco steso al sole sul tetto del palazzo o giù in cortile, è pulito e profumato.

Il suo candore non è intaccato nemmeno dalla famosa locuzione ‘correr dietro alle sottane’, che identifica comportamenti libertini di uomini sposati e crea una triste e riduttiva metonimia tra l’indumento e le donne.

Certo, possiamo anche usare questa parola in tono critico o perfino di sfida, come quando da ragazzini notiamo che un amico che ci ha fatto uno sgarbo non ha il fegato di affrontarci, e allora gli urliamo ‘È inutile che ti stringi alle sottane di tua madre, vieni qui e chiariamola!’: l’attaccamento alla sottana è figura di una persona cresciuta, se non adulta, che è ancora soggetta alla madre.

Ma alla fine è un peccato lasciare questa parola semplice, dolce e antica così, cristallizzata in espressioni maliziose o aggressive, facendole perdere l’uso per cui era nata, cioè la vita quotidiana, quella che è scandita dai bucati e dai rammendi di ieri e di oggi. Perché allora non ripescarla dall’armadio delle nonne e darle una bella rinfrescata? Potrebbe esserci un certo piacere, dal gusto vagamente rétro, nel chiedere dove hai preso quella bellissima sottana? È fantastica. Era di mia nonna, è vintage come la parola stessa!

Parola pubblicata il 08 Maggio 2022