Tomo
tò-mo
Significato Volume, libro, specie in quanto sezione in cui è suddivisa un’opera; persona stravagante, bizzarra
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo tomus ‘rotolo di papiro, pezzo di papiro’, prestito dal greco tómos, derivato di témnein ‘tagliare’.
- «Mi passeresti quel tomo, ci metto dentro a seccare le violette?»
Parola pubblicata il 04 Gennaio 2024
Rieccoci a parlare della scrittura e dei suoi supporti — parlando di parole non accade di rado. In particolare oggi collegheremo come un concetto di bel tipo si leghi a quello di parte di un’opera, come questo significato prenda una piega scherzosa, e come tutto questo scaturisca da un’antica contrapposizione fra diverse concezioni di libro.
Per noi il libro è un oggetto che, nei suoi tratti essenziali, ha una forma unica e inequivocabile: un insieme di pagine tenute insieme. L’intuizione di questa forma ha accompagnato il successo della pergamena: la pergamena infatti si può piegare e rilegare insieme in codici (articolati quindi in pagine). Il papiro invece è fragile, se piegato tende a spezzarsi, e ciò che si può fare (e che si faceva da ben prima della rilegatura dei codici) è avvolgerlo in rotoli, volumi (volumen deriva da vòlvere, ‘girare, arrotolare’). Si incollano i fogli — ottenuti schiacciando due strati perpendicolari di fibre di papiro — fino a ottenere la lunghezza desiderata per il libro, e quindi si avvolge la striscia su un bastone, detto in latino umbilicus. Tomus era un altro nome del latino tardo per indicare il volumen, ma poneva l’accento su una caratteristica diversa. Arriva a indicare il rotolo di papiro significando dapprima il pezzo, il ritaglio di papiro: è un prestito dal greco tómos, derivato da témnein ‘tagliare’ (infatti è parente di tutte le -tomìe mediche). Inoltre si è anche prestato a indicare le sezioni che venivano ritagliate a posteriori da un volume, e magari poi raccolte in fascicoli. C’è chi annota (non in maniera univoca) che volumen e tomus siano stati usati a un certo punto come nomi contrapposti dei due stili di libro, rotolo contro fascio di fogli. Ad ogni modo questo ‘taglio’ finisce per essere rilevante anche in un altro senso.
Certe opere sono monumentali. E vuoi perché all’inizio si usava letteralmente ritagliare in volumi più piccoli libri-striscia più ponderosi e ingestibili, vuoi perché in effetti le articolazioni separate di un’opera elefantiaca si mostrano come sezioni, ritagli da un corpo unico, il tomo in italiano ha avuto da sempre (dal Trecento) il senso di volume singolo in cui è suddivisa un’opera in più volumi. Così acquistiamo l’enciclopedia della cucina romagnola in diciassette tomi, buttando l’occhio sul comodino dell’amica vediamo il libro Come sconfiggere l’insonnia – tomo VI, e per una ricerca approfondita dobbiamo consultare molti tomi di un dizionario. Naturalmente non finisce qui.
Il primo rilievo da fare è che, tanto ponderoso pare il tomo (ha l’aria di essere frazione di un grandissimo impegno intellettuale), da diventare il volume tout-court, anche senza articolazioni d’opera. Solo, ha una connotazione ora antiquata, ora scherzosa. In spiaggia ci portiamo i tomi più disparati presi al volo in edicola, e non vediamo mai la collega senza un tomo nuovo in mano, mentre la cugina universitaria è sempre affannata su tomi ciclopici.
Ma in spagnolo (toh, ancora qui) il tomo ha preso anche una piega diversa. Lo spagnolo tomo ha anche il senso di ‘corpo, ingombro, peso’ — sviluppando in modo poco deferente il millenario rapporto della cultura coi libroni. Bizzarria? No, basti pensare ai significati ancora più universalmente grossi che ha preso il collega ‘volume’.
Fatto sta che fra ingombro e importanza c’è una certa sussiegosa continuità: si apprezza già nel tomo spagnolo, ma con la traversata in Italia, e in particolare con il soggiorno dello spagnolo a Napoli, il tomo diventa il serio, che si dà importanza. Le cose si complicano meravigliosamente: questo tomo serio non viene preso sul serio, e diventa la persona bizzarra, stravagante, curiosa (magari anche capace di qualcosa di balzano). La piazza si popola di tomi abbigliati tutti dello stesso colore, dopo la serata di uscite strampalate annotiamo che il nuovo ganzo dell’amica è un bel tomo, e quando vogliamo festeggiare pazzamente richiamiamo una brigata di tomi da far l’alba.
Ecco, per essere una parolina di quattro lettere, riesce davvero a farci tenere in bocca una fetta di storia così grossa che se fosse una fetta di torta non ci entrerebbe mai.