Trappa

tràp-pa

Significato Monastero, convento, soprattutto di monaci trappisti e per estensione anche l’ordine stesso dei trappisti; luogo o condizione di privazione; cima navale ancorata ad un corpo morto, utile per ormeggiare barche

Etimologia nei primi significati dal nome dell’abbazia normanna di Notre Dame de la Trappe; nell’ultimo, dal francese trappe, cioè ‘trappola, botola, porta scorrevole’, attraverso il francone trappa, che probabilmente indicava anche il piolo di una scala, forse dal latino medievale trappa.

  • «Ma non hai in fresco nemmeno un bianchino? Questa casa è una trappa.»

Se parliamo di trappe, potremmo star discorrendo di roba di mare: quando, dopo una bella giornata estiva trascorsa ad esplorare il litorale come dei pirati, ce ne torniamo in porto, dobbiamo ormeggiare il nostro glorioso vascello. Come si fa? Niente di più semplice: si accosta la barca il più possibile al molo, si assicura subito la poppa con le cime degli ormeggi e poi si acciuffa la cima che spunta dall’acqua torbida, e che di solito è poggiata sulla banchina, e si procede a farla scorrere sotto l’imbarcazione fino alla prua, assicurando quindi la parte anteriore del bastimento.

Quella cima lì è la trappa, e se ne sta attaccata ad un corpo morto, di solito una catena fissata al molo. La parola proviene dal francese trappe, a sua volta dal franco trappa. Trappe ha diversi cugini sparsi qua e là: c’è l’italiano trappola, che traduce uno dei vari significati assunti da trappe, l’inglese trap e anche il tedesco Treppe, ovvero scala.

Bene, ora che sappiamo come fare per ormeggiarci usando la trappa, siamo anche pronti per sbarcare. Dove vi ho portati? A Soligny-la-Trappe (no, non c’è il mare, è vero, ma a noi va bene lo stesso) nel dipartimento dell’Orne, in Normandia — sì, esatto, abbiamo fatto lo sbarco etimologico in Normandia. Lì sorge l’abbazia di Notre Dame de la Trappe, toponimo dalle misteriose origini — forse celtiche, forse latine, c’è chi vuole derivi comunque da un’usanza di caccia con la trappe, con la trappola — famosa per un motivo preciso. Nel XVII secolo l’abate Le Bouthillier de Rancé decise che le cose non andavano per niente bene, che i cistercensi si erano rilassati troppo e che bisognava ristabilire certe regole ferree, come il rispetto del silenzio, il sostentamento tramite il solo lavoro dei monaci e il bere, ahimè, esclusivamente acqua.

Fu proprio a La Trappe che de Rancé stabilì questo ordine cistercense riformato, formalmente cistercense della stretta osservanza, per gli amici trappista. Col passar del tempo fu chiaro che, se il silenzio, la preghiera e il duro lavoro ai monaci andavano pure bene, l’arrugginirsi a forza di bere solo acqua non era una prospettiva allettante. Nel XIX secolo, quindi, i trappisti ripresero a brassare birra, dalla Francia al Belgio, dall’Italia alla Germania, fino a diventare i produttori di cervogia tanto rinomati e apprezzati che conosciamo noi oggi. Inoltre, dalla celebrità e dalla stretta osservanza di Notre Dame de la Trappe, la trappa si è estesa a sinonimo di monastero tout court, specie nel senso di luogo di privazione e sacrificio.

Possiamo quindi dire che andiamo a visitare una bellissima trappa antica nella campagna francese, ma anche che il nostro amico convertitosi ad uno stile di vita ultra-salutista potrà pure aver deciso di rinchiudersi in trappa e di rinunciare ai piaceri della tavola, ma noi rimaniamo sibariti fino al midollo e ci facciamo fuori una sontuosa coppa di gelato affogata al Grand Marnier. E magari dopo via al pub, per una pinta di blanche trappista bella fresca e spumosa.

Parola pubblicata il 22 Maggio 2022