Vicissitudine

vi-cis-si-tù-di-ne

Significato Traversia, vicenda spiacevole

Etimologia voce dotta recuperata dal latino vicissitudo, ‘avvicendamento’, derivato dell’avverbio vicissim ‘vicendevolmente’, derivato di vicis ‘vice, scambio, alternanza’.

  • «Non ti sto a raccontare tutte le vicissitudini... Diciamo che sono qui.»

Riguardo alla vicissitudine — anzi le vicissitudini, è tanto più comune al plurale — dobbiamo fare il primo, solito rilievo pratico, perfino prosaico. Il successo di questa parola risiede anche nella sua lunghezza. Se la tua intenzione è significare un susseguirsi di eventi complicati, penserai di farlo in modo efficace usando una paroletta breve e incisiva? Oppure troverai particolarmente adatta e confacente una bella parolona capace di trascinarsi per sei sillabe? Ma il bello delle vicissitudini non sta qui.

Un’altra volta, abbiamo davanti un pezzo di mondo che ci interessa molto. Stiamo parlando di questo: delineare una vera narrazione delle vite di persone e personaggi, con corredo di rivolgimenti di fortuna, e un tratto da odissea in minore. Quanto ci garba! Data questa premessa, già sappiamo che qui insisteranno molti sinonimi. Ma con quali sfumature?

Le traversie si affrettano a dirci che le cose che sono successe sono state contrarie, sfavorevoli — che si sono messe di traverso come un vento contro l’ingresso del porto. Le peripezie hanno uno smaccato tratto fortunoso e avventuroso — e l’avventura stessa ci proietta in una dimensione romanzesca. La vicenda, invece, genera un’impressione composta, compassata, perfino distaccata: è asciutta, ma ci porta nella direzione che sarà esplorata dalla vicissitudine.

Infatti entrambe nascono dal latino vicis, che è ‘vece, scambio, alternanza’. Ma per arrivare a vicissitudo si passa dall’avverbio vicissim ‘reciprocamente, scambievolmente, a turno’. Di qui deriva appunto vicissitudo, che ha il significato originale di ‘successione, alternanza’, e che per estensione si fa ‘vicissitudine’.

In italiano questa parola è stata recuperata nel Trecento, naturalmente col significato primario e generale di ‘alternanza’. Potevamo parlare delle vicissitudini nel governo di una città, delle vicissitudini delle stagioni, di un proposito che non conosce vicissitudine.
Questa parola ha qualcosa di importante da dirci su di noi e sul nostro modo di pensare: i cambiamenti non ci piacciono. Un vicissitudine — per quanto originariamente neutrale — ha un inevitabile retrogusto di fatica e incertezza. Così le vicissitudini diventano le successioni, le alternanze che muovono una storia sì, ma sono acque senza pace, alternanze spiacevoli, difficili, perfino tristi.

Parliamo della pace trovata alla fine di tante vicissitudini, di vicissitudini finanziarie che hanno eroso il nostro patrimonio, mentre la scoperta di certe vicissitudini di qualcuno ci muove a compassione.
È un tipo di selezione di significato che da un lato mostra pessimismo riguardo a ciò che succede (forse nemmeno solo culturale, proprio umano); dall’altro però è una parola che non è solo rappresentativa e piuttosto elegante: sa anche prendersi uno spazio per la pietà.

Parola pubblicata il 13 Gennaio 2024