Zucca
zùc-ca
Significato Frutti di molte piante appartenenti alla famiglia delle cucurbitacee della pianta di forma sferica o oblunga, di solito di colore arancione, dalla polpa dolce e dai semi edibili; testa vuota
Etimologia formazione di origine romanza, per aferesi da cozucca, metatesi di cocuzza, dal latino cucutia cioè ‘frutto simile alla zucca’.
- «Lascia stare, è fuori di zucca.»
Parola pubblicata il 02 Novembre 2025
Di questi tempi sentiamo i fautori delle tradizioni nostrane ergersi contro usanze sacrileghe e straniere quali, vade retro, la vigilia d’Ognissanti anglosassone, comunemente nota come Halloween. Simbolo di questa celebrazione è la zucca, il frutto di innumerevoli tipi di piante appartenenti alla famiglia delle cucurbitacee.
I cipigli di disapprovazione contro le zucche illuminate da candele sono però fuori luogo: l’uso ornamentale della zucca non è solo roba d’Oltremanica o d’Oltreoceano, ma anche nostra, di ogni luogo europeo in cui questo ortaggio abbia avuto coltivazione rigogliosa e in cui le tradizioni pagane, precristiane, si siano fuse con il culto dei santi in maniera più o meno armonica. Numerose sono le testimonianze che pervengono dalle nostre campagne, ben prima dell’avvento della globalizzazione, secondo cui si usava svuotare una zucca per metterci una lampada dentro, da tenere sul davanzale della finestra o come spauracchio per tenere lontani gli spiriti.
Infatti, è un frutto comunissimo in Italia e per secoli ha avuto un posto speciale nell’alimentazione povera dei contadini. Quelle del genere Lagenaria, oblunghe e verdi, furono le prime ad arrivare sulle nostre coste, portate, sembra, dai Fenici. Etruschi e Romani le apprezzavano particolarmente e questo genere di zucca è stato il tipo principale di cucurbitacea consumata in Europa fino alla scoperta delle Americhe. Dal nuovo continente arrivò quella che oggi è ai nostri occhi la zucca per eccellenza, il globo voluminoso e pesante, giallo o arancione.
Gli usi che sono stati fatti di questo ortaggio, al di là di quello alimentare, sono numerosi: svuotata ed essiccata era utilizzata come borraccia, come contenitore per gli oboli nei templi o anche come ciotola alimentare. In un mondo che produceva pochissimi rifiuti e in cui il riciclo e il riuso erano la pratica comune e non un’abitudine virtuosa da vantare, un frutto così robusto e di grandi dimensioni ha avuto molto da dare alla vita pratica umana.
La parola zucca, così bella e rotonda come il frutto, ha una storia simpatica: all’origine c’è il latino cucutia, ovvero ‘frutto simile alla zucca’. Si trasforma in cocuzza, parola che subisce due modifiche: la prima è una metatesi che porta ad invertire i suoni e che dà cozucca; la seconda è l’aferesi che taglia la prima sillaba, lasciando appunto zucca.
La somiglianza del frutto con la testa umana è stato l’abbrivo per una metafora molto ficcante che fa della zucca capoccia, che nel tempo non ha mai perso smalto. Quindi sì, intagliamo la zucca coi bambini per metterla sul terrazzo con una candela il 31 ottobre e poi con la polpa ci facciamo un’ottima vellutata per cena, ma mi vuoi stare a sentire una buona volta o non ti ci entra niente in quella zucca? Lascia stare, è proprio cocciuto, un gran testardo, un vero zuccone! Poi, ovvio, gli perdoniamo tutto, sentissi come sono buoni i suoi fiori di zucca fritti!