Cuculo

Parole bestiali

cu-cù-lo

Significato Nome comune della famiglia dei Cuculidi, che comprende circa 150 specie, di cui la più nota è il cuculo comune europeo. Detto anche “cucco” o “cucù”

Etimologia dal latino cuculus, di origine onomatopeica.

  • «Sì, cucù, è una proposta da pazzi.»

La malizia dei cuculi è leggendaria: depositano il proprio uovo nel nido altrui, poi il pulcino appena nato butta fuori le uova legittime e si piglia tutto il cibo fornito dagli ignari genitori adottivi. Una strategia talmente perniciosa che alcune specie hanno evoluto apposite tattiche di difesa.

Lo scricciolo fatato australiano, per esempio, insegna ai piccoli ancora nell’uovo una specifica password per chiedere da mangiare, una volta che saranno nati. Così un eventuale infiltrato resterebbe a becco asciutto. I droghi codaforcuta, invece, depongono uova dai colori elaboratissimi, così diversi da nido a nido che è come se portassero la firma del genitore. Sono capaci perciò di riconoscere le uova estranee, benché i cuculi, da provetti falsari, depositino uova straordinariamente simili alle loro.

Eppure, con tutto ciò, i cuculi prosperano, il che desta in noi sentimenti contrastanti. Infatti il latino cuculus poteva indicare metaforicamente un uomo molto furbo (come oggi lo spagnolo cuco) oppure sciocco e matto (come nell’italiano cucù e nell’inglese cockoo). Infatti l’espressione Qualcuno volò sul nido del cuculo, titolo di un celebre libro e film, equivale a “qualcuno finì in manicomio”.

Non solo: cuculo è stato usato – specie in francese e in inglese – anche come sinonimo di cornuto. Difficile infatti pensare che genitori così snaturati siano dei coniugi modello. Addirittura nasce da qui il nome di una pratica sessuale atipica, il cuckolding, nella quale un membro della coppia, di solito l’uomo, osserva la propria partner mentre si concede a un altro (come il cuculo affida ad altri la cura delle proprie uova).

Peraltro la fama di stupidità e follia è incoraggiata dal verso del cuculo, così disperatamente monotono che alcune specie di cuculi del sud dell’Asia sono note come brain-fever birds (uccelli della febbre cerebrale), perché si riteneva potessero portare alla pazzia.

Il cuculo, però, ha anche i suoi estimatori. Per secoli il suo verso inconfondibile è stato interpretato come un preludio della primavera, come la vista delle rondini. Da qui la canzoncina popolare “cucù cucù, l’aprile non c’è più” e svariati proverbi, quali “quando canta il cucco, un giorno molle e l’altro asciutto” (perché il tempo a primavera è imprevedibile) o “quando canta il cucco, si dorme dappertutto” (che equivale ad “aprile dolce dormire”), o ancora “canta il cucco sulla quercia nera, ricordati padron che è primavera”.

Questo eterno ritorno ha forse influito sull’espressione “vecchio come il cucco”, che alcuni parafrasano “vecchio come il cuculo”, anche se le ipotesi sulla sua origine sono diverse. Certo il cuculo è diventato un ideale custode del tempo, tanto che fanciulle e vecchi usavano interrogarlo sulla quantità di anni che mancavano loro, rispettivamente, al matrimonio e alla morte. Il numero dei “cucù” costituiva la risposta.

E un sorprendente studio del 2016, pubblicato sulla rivista Ecological Indicators, sostiene che in questa superstizione c’è un fondo di verità: i cuculi cantano più a lungo nelle aree in cui l’habitat è più sano e in cui quindi le persone hanno un’aspettativa di vita mediamente più alta.

È del tutto appropriato, dunque, che sia il cuculo a far capolino dagli orologi a cucù (e forse proprio questo ha reso così popolare il gioco del cucù, alias bubu-settete). I quali non sono un’invenzione svizzera, come spesso si dice: fu il tedesco Franz Ketterer che, nel 1737, inserì negli orologi una sorta di microscopico organo, capace di riprodurre l’immortale verso del cuculo.

Parola pubblicata il 06 Maggio 2024

Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti

Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.