Scricciolo

Parole bestiali

scrìc-cio-lo

Significato Nome comune degli uccelli della famiglia dei Trogloditi, di cui la specie più diffusa in Europa è lo scricciolo comune (Troglodytes troglodytes)

Etimologia nome di origine onomatopeica.

  • «Ciao scricciolo, che vuoi per pranzo?»

Quand’ero piccola mia nonna mi chiamava spesso “scricciolo”. In generale è una metafora frequente quando si parla di persone piccole, non solo di età ma anche di corporatura; ed evoca sempre una certa tenerezza affettuosa. Del resto è difficile non intenerirsi di fronte a quest’uccellino mignon, che ruzzola in giro come un guscio di noce.

Secondo una leggenda popolare anche il bambino Gesù aveva un debole per lo scricciolo, che una volta si prestò a fargli da cuscino. Per ringraziarlo il Bambinello lo accarezzò sulla coda, perciò da quel momento l’orgoglioso scricciolo la porta sempre tesa in alto.

D’altra parte proprio la piccolezza di quest’uccellino contribuisce alla sua resistenza. Una leggenda narra, ad esempio, che l’inverno tentò diverse volte di ucciderlo, senza mai riuscirci: lo scricciolo trovava sempre un buchino caldo in cui rifugiarsi. La sua capacità di intrufolarsi ovunque, peraltro, gli ha meritato il soprannome di “forasiepe” e quello, più curioso, di “troglodita” (da cui il suo nome scientifico), in quanto penetra (dyo) nei buchi (trogle).

Inoltre, per quanto piccolo, lo scricciolo possiede un trillo molto rumoroso, che segue melodie anche complesse (addirittura una specie australiana di scricciolo insegna ai propri piccoli, quando sono ancora nell’uovo, una specifica “password” per chiedere il cibo, così che eventuali intrusi restino a bocca asciutta).

In passato si diceva che il canto dello scricciolo annunciasse la pioggia o la neve, e più in generale l’arrivo della stagione invernale. Questo perché in autunno l’uccellino tendeva ad avvicinarsi maggiormente alle case, alla ricerca di cibo e calore. “Viene il freddo. Giri per dirlo / tu, sgricciolo, intorno le siepi; / e sentire fai nel tuo zirlo / lo strido di gelo che crepi”, scrive Pascoli in un poemetto dedicato, appunto, all’Uccellino del freddo.

D’altra parte in Irlanda il canto dello scricciolo gode di fama più sinistra. Si dice infatti che santo Stefano stesse cercando di nascondersi dai suoi persecutori, ma il verso penetrante dello scricciolo rivelò la sua posizione, portandolo quindi alla morte. Per questo è nato il Wren day, giorno dello scricciolo, in cui tradizionalmente i bambini davano la caccia al povero uccellino e ne portavano poi il corpo di casa in casa, ricevendo dolciumi in regalo. Oggi l’usanza si è mantenuta ma, per fortuna, prevede l’utilizzo di uno scricciolo finto.

Migliore sorte ha avuto lo scricciolo nella tradizione francese: leggenda narra che avrebbe addirittura portato il fuoco agli uomini, innalzandosi coraggiosamente fino al sole per prenderlo. Da qui le striature sulle ali, che ricordano delle bruciature.

Del resto anche una leggenda celtica riconosce al piccolo scricciolo il primato dell’altezza. Si narra che gli uccelli organizzarono una gara per vedere chi era in grado di volare più in alto. Ovviamente vinse l’aquila, la quale però non si era accorta che lo scricciolo si era acquattato tra le sue piume. Così, quando il superbo rapace, allo stremo delle forze, si voltò per tornare indietro, lo scricciolo spiccò un salto e volò più in alto di lei, vincendo la gara.

Forse è per questo che, già nella lingua latina, lo scricciolo è chiamato “piccolo re” (regulus), titolo che ha mantenuto nell’italiano settentrionale (reattino), nonché in francese (roitelet), in tedesco (zaunkönig, re della siepe) e in olandese (winterkoning, re dell’inverno). Morale della favola: mai sottovalutare il potere dei piccoli.

Parola pubblicata il 23 Ottobre 2023

Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti

Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.