Esergo

e-sèr-go

Significato Sezione della faccia della moneta che contiene informazioni come anno, valore, zecca o un motto; parte iniziale di un libro che contiene un motto o una citazione; la citazione stessa

Etimologia attraverso il francese exergue, dal latino moderno exergum, che è derivato del greco érgon ‘opera, lavoro’, con prefisso ex-.

Con pezzi antichi e semplici passati fra varie lingue si compone una parola di un lessico di nicchia, che però tracima in un significato dei più interessanti, nel nostro rapporto coi libri.

Quando pure non abbiamo il tempo di cominciare il libro che abbiamo appena comprato, non ci neghiamo però una scorsa; e uno degli elementi che cerchiamo subito per la sua capacità di stuzzicarci come un hors d'oeuvre servito al ristorante prima di tutto, è l’esergo.
È lo spazio per la citazione iniziale, e la citazione iniziale stessa, a volte vera a volte fittizia. L’esergo precede il testo — tutto, o il singolo capitolo — standogli appena davanti. Se non c’è, spesso dispiace.
È una prima presentazione del libro che non ha i tratti didascalici di una quarta di copertina, ed è forse la prima prova, per chi scrive, davanti a chi legge. È però anche qualcosa che ne sta fuori: non è un incipit, non ha la responsabilità di un attacco.

Ecco, questo termine, prima di approdare in tempi recenti all’editoria, si afferma nel settore della numismatica: qui indica la sezione, sulla faccia della moneta, dove sono riportate data, zecca, valore, motto. Così una parte del conio è variabile mentre l’altra può restare fissa. Sugli euro non abbiamo eserghi, e questo ci lascia senza un riferimento spicciolo, ma è molto comune trovarlo su monete vecchie o antiche.
Ora, questa parola a noi arriva tramite il francese exergue, e si tratta di un adattamento del latino exergum. È un termine del latino moderno, ma in effetti è ricavato nei suoi elementi dal greco (è un latinismo fatto di greco): érgon significa ‘opera, lavoro’, ed ex- significa ‘fuori’. Così capiamo il senso dell’esergo numismatico, e come continui in quello editoriale: è un fuori opera — in effetti c’è chi avanza che sia stato ricercato proprio per rendere il francese hors d'oeuvre (letteralmente fuor d’opera) in maniera più paludata. Anche se per noi oggi questo hors d'oeuvre è comunque piuttosto raffinato, e s’impiega col collega amuse-bouche per indicare la roba da mangiare prima di mangiare, altresì vilmente chiamata ‘antipasto’.

Ora, come sinonimo di ‘esergo’ in editoria ne avremmo uno parecchio buono e di ottima famiglia, l’epigrafe. Alla lettera l’epigrafe non è meno generica dell’esergo: se questo è un fuori opera, quella è una scritta sopra. Ma l’epigrafe ha un tono più lapidario. La sua collocazione sopra ha il peso dell’iscrizione scolpita — non è un titolo ma a suo modo titola. Se parlo di una citazione in epigrafe, ecco che le do una gravità e anche un’importanza di grande rilievo; se invece parlo di una citazione in esergo, questa sua collocazione fuori le dà disinvoltura e leggerezza, per quanto possa essere seria — e quindi contribuisco anche a quel certo carisma che ha la sprezzatura.

Così posso parlarti della citazione che conosciamo bene che ho trovato in esergo a un libro che ho iniziato; gli eserghi dei capitoli, così criptici, sono tutti attribuiti a qualcuno che più avanti si rivelerà essere un personaggio dello stesso libro; e l’esergo sussiegoso ci fa subito capire che stiamo per leggere qualcosa che cerca di darsi un tono con sforzo particolare.

Una risorsa splendida, e uno di quei casi in cui l’oggetto e l’apprezzamento per l’oggetto sono molto più diffusi rispetto alla conoscenza del suo nome.

Parola pubblicata il 19 Ottobre 2024