Riccio
rìc-cio
Significato Nome comune degli Erinaceini, mammiferi insettivori dotati di aculei, e per estensione degli echinodermi marini detti ricci di mare. Come aggettivo, applicato anzitutto ai capelli: di forma ritorta, ad anello
Etimologia dal latino ericius, riferito solo all’animale; il secondo significato deriva dal primo per estensione metaforica.
Parola pubblicata il 06 Giugno 2022
Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti
Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.
“La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande.” Questa sentenza di Archiloco, arrivata a noi senza alcun commento, ci pone di fronte a uno spinoso problema: cosa sa, esattamente, il riccio?
La spiegazione più banale è che per sopravvivere la volpe ricorre a molte astuzie, mentre al riccio basta raggomitolarsi tra i suoi aculei. Una parafrasi del proverbio sarebbe quindi: destreggiarsi tra molteplici trucchi è bene, ma padroneggiare una tattica efficace è meglio. O anche: non disprezzare chi sembra non conoscere nulla del mondo, perché potrebbe saperla più lunga di te.
Il filosofo Isaiah Berlin, però, propone nel 1953 un’interpretazione alternativa. I ricci sono quei pensatori che, come Dante o Hegel, restano tenacemente attaccati a un’idea forte; gli scrittori-volpi invece, come Aristotele o Balzac, possiedono interessi variegati e opinioni dinamiche, finanche contraddittorie.
Ne consegue che, nel mondo “fluido” di oggi, i vincenti sono inevitabilmente le volpi, capaci di spaziare tra diversi compiti e prospettive. Ma non è detta l’ultima parola. Nel 2001 l’economista Jim Collins ri-ribalta il proverbio a favore dei ricci, intesi come persone o aziende che si incardinano su un’idea fondamentale (una vision). Canalizzano perciò le loro energie in un’unica attività che:
1. fanno con passione
2. sanno fare bene
3. è apprezzata dal mercato.
Questo punto d’intersezione tra passione, competenze e domanda è ciò che Collins chiama “concetto del riccio” (hedgehog concept) e che costituisce la chiave del successo.
Ma forse la sapienza dell’umile animaletto appartiene a un terreno ancora diverso: quello relazionale. Che una volpe riesca a farsi strada in società non è difficile immaginarlo, mentre il riccio è notoriamente riservato (infatti “chiudersi a riccio” si dice d’una persona che si ritira in se stessa, mettendosi sulla difensiva). Magari, però, il riccio ha solo una conoscenza più chiara del paradosso che sta al fondo di tutte le relazioni.
È il cosiddetto “dilemma del porcospino” illustrato da Schopenhauer, che in realtà aveva come protagonisti gli istrici ma si applica altrettanto bene ai loro cugini (tanto che in inglese è diventato appunto “dilemma del riccio”). In una notte d’inverno gli animaletti in questione si avvicinano l’uno all’altro per riscaldarsi, poi si allontanano per il dolore causato dagli aculei; allo stesso modo gli uomini non possono vivere da soli, ma stando vicini si causano fastidi e sofferenze. La saggezza consiste nel trovare la distanza ottimale, in un dinamico equilibrio tra avvicinamento e allontanamento.
Eppure la qualità chiave dei ricci potrebbe anche essere l’esatto opposto della moderazione. Non per nulla è diffusa da anni l’espressione “godere come un riccio” (con la più colorita variante “scopare come un riccio”). Pare infatti che gli accoppiamenti dei ricci siano particolarmente lunghi e rumorosi, tanto che – secondo il Guardian – i cittadini tedeschi segnalano spesso alla polizia aggressioni o comportamenti osceni che starebbero avvenendo nei loro giardini durante la notte, mentre si tratta solo di ricci affaccendati.
Nel 2019 poi questo detto è diventato virale grazie al giovanissimo youtuber “Il biondo Matty”, che lo ha però risemantizzato. “Godo come un riccio nato da poche ore” è la sua versione, giacché l’aprirsi degli aculei d’un cucciolo gli ricordava lo spalancarsi degli occhi che accompagna una gioia intensa e inaspettata. In ogni caso sembra che proprio il riccio sia riuscito a carpire la conoscenza più importante di tutte: l’arte di godersi la vita.