Corpo

Scorci letterari

còr-po

Significato Parte determinata di materia; struttura fisica dell’uomo e degli animali; gruppo di persone; raccolta di opere

Etimologia dal latino corpus.

L’importanza di questo termine, forte di impieghi tanto vasti quanto coerenti, è testimoniata dal fatto che le sue più rilevanti articolazioni di significato le ritroviamo squadernate pari pari già in latino.

Il nocciolo intorno a cui prende corpo (!) questa parola è quello di una porzione definita di materia, estesa nello spazio - e gli usi più vicini a questo primo, generalissimo significato sono quelli che troviamo in fisica, in particolare nello studio degli stati e delle proprietà dei corpi. Ma nessun’altra scienza può fare a meno di questo termine.

Nel quotidiano il corpo per eccellenza resta quello umano, o animale, che intuitivamente è fra le prime porzioni di materia ad essere notata nella sua unità e nella sua importanza. Il carattere organico di questi corpi invita l’estensione di significato a gruppi coesi di persone (dal corpo docente ai corpi militari), e quindi di cose, opere (un corpo o corpus di scritti).

Ma non solo. Davanti a un’estensione articolata di materia il corpo può descrivere una parte più voluminosa o massiccia o comunque rilevante di questa articolazione: il corpo della chitarra è la cassa, il mal di corpo è un mal di pancia, il corpo dell’edificio è solo una parte del complesso architettonico, il corpo della macchina fotografica non comprende l’obbiettivo, e troviamo il corpo del saggio dopo prefazioni e preamboli. E ancora, il corpo arriva a indicare una fisicità figurata (che apre al ‘corposo’): si beve un vino con un gran corpo, si cerca una narrazione di corpo, una discussione di corpo è sempre apprezzata.

Ebbene, quando vediamo questa normale parola col suo semplice significato di ‘uno materiale’, di rado ci rendiamo conto di essere davanti a un fulcro essenziale del nostro pensiero e della nostra osservazione del mondo.

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(Dante, Paradiso XIV, vv. 61-66)

Tanto mi parver sùbiti e accorti

e l’uno e l’altro coro a dicer «Amme!»,

che ben mostrar disio d’i corpi morti:

forse non pur per lor, ma per le mamme,

per li padri e per li altri che fuor cari

anzi che fosser sempiterne fiamme.

Il canto ruota attorno al dogma della resurrezione dei corpi: alla fine del mondo ogni anima riacquisterà il proprio corpo, misteriosamente tornato integro. questo concetto può apparirci bizzarro, anche perché siamo influenzati dal pensiero greco; per quest’ultimo, infatti, il corpo è tendenzialmente una “prigione”, e solo l’anima è immortale.

La Bibbia offre una prospettiva più olistica: non c’è separazione tra spirito e corpo, né tra cuore e ragione. L’uomo è, nella sua essenza, un essere carnale; al punto che, in Paradiso, la felicità non è completa finché l’anima resta sola, “imperfetta”. Per questo i santi esprimono entusiasticamente il «disio» dei loro «corpi morti». Del resto Dio stesso, nella dottrina cristiana, si è incarnato: perciò il corpo è, in un certo senso, sacro.

La resurrezione dei corpi, d’altra parte, è affermata anche dall’islam. Nel Corano, infatti, Dio promette di riplasmare ogni corpo fino alla «punta delle dita» (75, 3). E, a pensarci, questo passo fa venire i brividi: perché sulle dita ci sono le impronte digitali. Così, a livello simbolico, ogni uomo è salvato nella sua identità completa e irripetibile.

Ma Dante non si ferma qui: con una geniale virata, chiude la sua dissertazione teologica con la parola più semplice del mondo: “mamma”. In effetti la nostra conoscenza – intellettuale e affettiva – avviene attraverso il corpo. Il primo legame con la mamma è viscerale; ed anche l’amore passionale si traduce naturalmente nel contatto fisico, facendo di due persone “una carne sola”.

Perciò è naturale che le anime vogliano ritrovare i loro cari così come li hanno conosciuti e amati: nella carne. Vogliono abbracciare la loro mamma, così come hanno fatto tante volte sulla terra.

Per Dante quindi la teologia si fonde mirabilmente con l’esperienza, anche nei suoi aspetti più semplici. Così nulla di ciò che l’uomo ama va perduto, ma tutto diventa segno di una superiore felicità.

Parola pubblicata il 08 Maggio 2017

Scorci letterari - con Lucia Masetti

Con Lucia Masetti, dottoranda in letteratura italiana, uno scorcio letterario sulla parola del giorno.