Desiderio

de-si-dè-rio

Significato Aspirazione verso l’ottenimento o la realizzazione di qualcosa; avidità, brama; senso di mancanza, di bisogno

Etimologia voce dotta recuperata dal latino desiderium, da desiderare.

  • «È mosso da un desiderio bruciante.»

Questa è una parola la cui bellezza etimologica cela delle insidie. Infatti è estremamente facile fermarsi a un’associazione (desiderio-stelle o desiderio-mancanza delle stelle) che però evidentemente non la dice tutta, è solo una suggestione e resta in superficie — e segue paradigmi poetici e romantici contemporanei. Proviamo piuttosto a scenderci dentro, con questa sicurezza: non serve manipolare l’etimologia, accettarne o costruirne di false, per trovare risposte meravigliose. Il falso preclude il pensiero originario — che a volte è accessibile, a volte solo annusabile, e l’ipotesi o il mistero spesso ci devono bastare. Quando si parla di storia delle parole l’imperscrutabile è nell’ordine delle cose. Camminare finché non ci si para davanti un mare insondabile è significativo.

Dunque, noi conosciamo il desiderio come un’aspirazione, un bisogno, una mancanza — ed è in effetti una parola in cui brilla (o non brilla) una stella. Questo è il punto famoso della sua etimologia: il desiderium latino si è articolato intorno a sidus, che vuole proprio dire ‘stella’ (un termine che ci echeggia nell’orecchio perché ci dà anche derivati come ‘siderale’).

Questa derivazione, risalendo verso il passato, è però anche il postremo punto sicuro. Di qui in poi siamo nel campo delle ipotesi, anche se forse possiamo aggiungere con una certa sicurezza che è dapprima un termine della sfera religiosa, sacerdotale.

È ritenuto piuttosto probabile che il desiderare sia costruito a partire dal considerare, un termine della religione romana che analogamente deriva da sidus, e prima di prendere una serie utilissima di significati (con cui lo conosciamo ancora) era un ‘osservare gli astri’, nel loro insieme, per trarre oroscopi. Nel paradigma romano, la configurazione delle stelle è una parte fondamentale di quel brusìo incessante con cui il superno parla all’umano, e che può essere ascoltato tramite le divinazioni più disparate.

Il ‘desiderare’, di qui, potrebbe essere in pratica il contrario del ‘considerare’, cioè un ‘non vedere più le stelle’, ‘cessare di osservare le stelle’. Questi significati ci offrono una situazione di assenza, che può farsi desiderio in una duplice maniera — attesa che le stelle si mostrino, che continuino a parlare, e loro rimpianto; o attesa che ciò che si è letto nelle stelle si realizzi, attesa di ciò che le stelle portano (de- come mancanza, de- come discesa).

Assenza, mancanza, attesa, tensione, aspirazione, brama si torcono insieme nel canapo del desiderio, che in maniera tanto enigmatica emerge da questo filatoio oroscopico.
In questa ipotesi, la complessità del nostro vasto sentimento di desiderio si modella su un sentimento dei sacerdoti latini — e già questo, detto così, è di una meraviglia quasi impensabile, ma proviamo a sentirla meglio. È il sentimento di loro, antichi nonni, che nelle notti nuvolose vedevano obnubilata la possibilità di leggere i corpi celesti, nell’anelito di uno squarcio di sereno, o la tensione di quando l’auspicio è tratto e si attende di vederlo avverato. Come in alto così in basso, il desiderio diventa uno dei sentimenti che guida la nostra vita.

Certo che, per essere un termine così comune, uno strumento tanto corrente nella nostra interpretazione e descrizione dell’umano, questa etimologia nebulosa dà una profondità storica bizzarra. E chiaro che sia una parola che indaghiamo con una certa urgenza: è un modo per chiederle qualcosa in più su chi siamo.

Parola pubblicata il 30 Agosto 2023