Apologo

a-pò-lo-go

Significato Racconto breve con fini morali

Etimologia voce dotta recuperata dal latino apòlogus, prestito dal greco apólogos ‘narrazione, favola’, composto di apó ‘da’ e lógos ‘discorso’.

L’apologo è un elemento importante della realtà, che l’attraversa dalla storia più antica ai giorni nostri senza mutamenti sostanziali; e saperlo chiamare col suo nome ha un certo rilievo, non solo al fine di usare un termine preciso rispetto a un fenomeno ricorrente, ma perché ha un’aura ambivalente.

Possiamo dire che l’apologo è un racconto breve con fini morali; da un lato i suoi intenti didattici appaiono spesso naïf, monotoni e smussati come solo la letteratura pedagogica edificante sa essere — dall’altro non possiamo farne a meno, ed è un genere sempreverde.

Così naturalmente, percorrendo gli esempi più classici, parleremo dell’apologo di Agrippa Menenio Lanato, pronunciato davanti alla plebe che si era ritirata sull’Aventino nei primi anni della Repubblica romana per protesta contro lo strapotere patrizio: con la metafora delle parti del corpo che prosperano solo se collaborano, chiarì che patrizi e plebei erano membra di uno stesso corpo, e che solo insieme potevano prosperare. Inoltre sappiamo enumerare i molti ripetitivi apologhi di Esopo, Fedro e La Fontaine che ci educano alla riconoscenza, all’umiltà, all’impegno e via dicendo con vicende esemplari e improbabili del mondo animale (spesso questi sono chiamati ‘favole’, termine che in un’accezione tecnica non si discosta molto dall’apologo).
Ma parimenti ci può perplimere l’apologo allegorico che ci viene presentato a teatro, più una geremiade che un racconto; l’apologo motivazionale che ci viene propinato a lavoro ci è insostenibile, e ci lascia più torvi di prima; e lo zio non manca mai di raccontarci una storiella che vuole avere il valore dell’apologo — «ti ho mai raccontato che cosa accadde al monaco cantiniere che si addormentò contro la botte?»

L’intento di insegnare attraverso narrazioni metaforiche, che dicono qualcosa per intendere qualcos’altro di diverso e generale che abbia un’influenza morale sulle nostre vite (magari divertendo o accattivando), è eterno. Potremmo dire che è la narrazione per antonomasia. E in effetti, il suo stesso nome, conservato in una forma greca cristallina, non ci riporta che il concetto ampio di ‘narrazione’. In una piega diversa dal ramo parente che, con elementi analoghi, costruisce e ci consegna le difese e le esaltazioni delle apologie.

Parola pubblicata il 17 Luglio 2021