Arraffare

ar-raf-fà-re (io ar-ràf-fo)

Significato Afferrare con violenza; impadronirsi

Etimologia dall’ipotetica voce longobarda hraffōn ‘afferrare’.

Qui si annusa un’origine longobarda anche prima di consultare i dizionari: tanta è la sua forza, violenta e aspra già nel suono, eppure così perfettamente adattata alla nostra lingua, che non ci stupisce sia uno dei prestiti germanici innestati su quel latino che si stava trasformando in altro, portato da quei nostri nonni che superarono l’Isonzo al fianco di re Alboino.

Il verbo longobardo ricostruito ‘hraffon’ aveva il significato di afferrare con violenza. Ora, non che l’afferrare latino fosse più rassicurante, è letteralmente un ‘prendere il ferro’, mettere mano alla spada, con quel gesto repentino che promette poco di buono, ma l’arraffare, con la schietta brutalità delle parole del suo genere, ha volato lontano dalle strettezze del gesto.

Infatti l’arraffare è un gesto che comporta già da sé una dimensione psicologica. Mentre l’afferrare può essere del tutto neutro, l’arraffare adombra una certa smania, un’avidità rapinosa, una netta foga: magari potrò dire in senso positivo che con balzo felino ho arraffato il cappello che il vento aveva strappato a qualcuno per restituirglielo con galanteria. Ma tanto, tanto più probabilmente lo userò avvicinandolo allo scippo, alla rapina, al furto: parlerò dell’amico che ha arraffato le tartine col caviale mentre stavano ancora allestendo il buffet, di come la signora arraffi come bottino prezioso il libro che avevamo abbandonato di proposito al tavolo del bar per disfarcene senza buttarlo, della parabola politica del gruppo che giunto al vertice arraffa quel che può — e si fa sgamare subito.

Ma mostra forse il suo tratto più compiuto nell’arraffa arraffa, vecchio grido di saccheggio che ci figuriamo calzato su mercenari sbandati, che nei nostri tempi più civili descrive una situazione di grande e concitata ruberia, per cui ad esempio la scarsa vigilanza nel magazzino ha fatto sentire tanti liberi di lanciarsi in un arraffa arraffa generale.

La grazia delle parole può anche stare nella loro carica di violenza, capace di descrivere, caratterizzare e dominare senza sbavature gesti bruti: l’italiano ha molte anime, alcune di delicatezza eterea, altre rudi, che spesso si spartiscono il lessico in maniera sorprendentemente netta. È quella longobarda che più spesso evochiamo quando con ringhi, soffi e sbuffi diamo suono a concetti del genere.

Parola pubblicata il 15 Luglio 2020