Bicipite

bi-cì-pi-te

Significato Di muscolo con due capi che convergono in un’unica massa; in araldica, detto di animale con due teste (specie l’aquila)

Etimologia voce dotta recuperata dal latino biceps ‘con due teste’, composto di bi- ‘due’ e da -ceps, elemento derivato da caput ‘capo’.

Certe parole, a partire da significati ampi e suggestivi, possono finire per specializzarsi in maniere paradossali che superano anche la fantasia più acrobatica. In particolare qui troviamo il fil rouge che lega, ad esempio, l’anatomia dello sforzo in palestra e la simbologia araldica degli Asburgo.

‘Bicipite’ è un prestito preso nel Seicento inoltrato dal latino biceps, che significa pianamente ‘con due teste’. Ora, questo genere significato si presta ad applicazioni figurate delle più varie, e in effetti in latino aveva una vita briosa: oltre che creature a due teste, reali o da bestiario, poteva essere bicipite il dilemma, con le sue due alternative, bicipite la comunità divisa in due partiti — oltre naturalmente a Giano, divinità bifronte, e al Parnaso, monte che domina Delfi, sacro ad Apollo, diviso in due gioghi, Cirra ed Elicona. In italiano la situazione del bicipite, invece, si fa piuttosto… bicipite.

Infatti trova spazio essenzialmente in anatomia e in araldica — campi interessati ai latinismi per motivi poi non troppo differenti. Infatti l’evidente prestito latino, oltre ad essere termine familiare per i dotti, portava in dote dei tratti di universalità, di solidità e continuità storica, che nessuna invenzione ex novo avrebbe avuto, e che tornava utile tanto nel lessico scientifico quanto nella simbologia nobiliare. Il biceps era poi forte, come dicevamo, di una radicata versatilità d’uso che lo rendeva pianamente adatto a descrivere realtà molto diverse.

Così diventano bicipiti quei muscoli che da una massa comune si separano e agganciano allo scheletro con due capi — come fa il bicipite per antonomasia, quello brachiale, che origina con due capi dalla scapola. E diventano bicipiti anche quegli animali non solo fantastici, ma simbolici, che sono raffigurati con due teste — e si parla di vipere, di cani, ma soprattutto di aquile bicipiti.

Queste aquile, che nella loro bidimensionalità guardano a un tempo ad est e ad ovest, appaiono come simbolo di potere fin dai reperti ittiti. Però la loro non è una storia unitaria e continua. Riemergono episodicamente, e giungono alle corti medievali di Costantinopoli e dei Paesi vicini per vie che non è semplice sondare, ma con evidente magnetismo. Tanto che, infine, l’aquila bicipite arriva a sostituire la tradizionale aquila imperiale (che aveva una testa sola) anche nei simboli del Sacro Romano Impero, affermandosi come simbolo imperiale tout-court. Dopotutto, l’Impero non era stato diviso in due?
E sopra vi vengono ricamate varie rappresentazioni di duplicità — dalla corona del Sacro Romano Impero, sanzionata dai Grandi Elettori e dal Papa, fino all’unione dell’Impero d’Austria-Ungheria. Diventa segno di un potere che è singolare, unico, ma con declinazioni plurali.

Buffo: il bicipite ha dei colleghi che si sono accomodati in significati più ampi e raffinati, che giocano su doppiezze incerte, perfino opportuniste: pensiamo al bifronte rammentato prima e all’ancipite. Lui, invece, no. Dopotutto è campione d’imperi e muscoli, che bisogno ha di viscide, molli finezze?

Parola pubblicata il 26 Maggio 2021