Cavedio
ca-vè-dio
Significato Nell’antica ‘domus’ romana, cortile scoperto; piccolo cortile atto a dare aria e luce a locali secondari
Etimologia voce dotta recuperata dal latino cavaedium, da cavum aedium ‘il vuoto della casa’.
Parola pubblicata il 22 Maggio 2021
Il cavedio è un cortile piccolo. A volte elegantemente stretto, a volte molto piccolo, un pozzo di ventilazione. Infatti serve non in sé, per lo spazio scoperto che offre a terra, ma unicamente per dare aria e luce a passaggi e locali secondari, non abitabili che vi si affacciano — scalinate, corridoi, bagni, stanze di servizio. Però ha un nome smaccatamente latino, e questo gli vale la patente di nobiltà.
Il cavaedium, nella romanità, era un elemento ricorrente della domus — letteralmente è il cavum aedium, il cavo della casa. Si tratta del termine generale che indicava l’apertura centrale della casa, con struttura variabile (precisate dal solito Vitruvio, architetto romano) e composto di vari elementi; nell’idealità più semplice possiamo dire che la domus (la dimora urbana signorile, non l’insula condominiale) aveva un atrium, ossia una sala che era una sorta di cortile interno loggiato, con una porzione centrale scoperta (il compluvium) da cui entrava la luce e da cui l’acqua piovana veniva fatta confluire in una vasca centrale (l’impluvium).
Il termine cavaedium naturalmente si spenge nei secoli del collasso dell’Impero: una delle trasformazioni più impressionanti che seguono è proprio quella architettonica, e le domus restano vestigia del passato. Però la riscoperta umanistica del latino fa sì che una grande quantità di termini antichi vengano travasati in italiano. E tale è la sorte del cavedio, che giunge ad affiancare il più consueto cortile — e non solo per vezzo latinista, ma con delle sue specificità.
Mentre corti e cortili sono spesso spazi preziosi vivacemente abitati, forti di un’estensione che può essere anche molto vasta, e ospitare piazzali e giardini interi, e loggiati squisiti, il cavedio (privo peraltro del blando esotismo del patio) stende un manto dotto su un utile vuoto architettonico, descrivendo una cavità dell’edificio. Così si parla del cavedio in cui si inerpica la scalinata a giorno, del cavedio in cui ronzano i motori dei condizionatori, del buco vista cavedio che ci viene affittato a carati come intimo rifugio bohémien nella città d’arte.
Insomma, un termine elegante e preciso, che dà respiro alla frase così come lo dà all’edificio.