Cianfrusaglia

cian-fru-sà-glia

Significato Oggetto inutile, di scarso valore, detto specie al plurale

Etimologia voce onomatopeica.

Nella nostra tavolozza linguistica abbondano i termini per indicare gli insiemi ammassati alla rinfusa di roba di poco valore — e questo testimonia in che grado questo genere di insieme sia una compagnia fissa del genere umano. È anche rassicurante, per certi versi, il modo in cui nei secoli sono maturati e si sono conservati i concetti plurali di cianfrusaglie, di carabattole, di chincaglierie, di paccottiglia, minutaglie, ciarpami.

Secondo gli studiosi, cianfrusaglia è una voce di origine espressiva, un’onomatopea. Ma approdare all’affermazione che un termine ha un’origine onomatopeica non è un punto di arrivo semplice: ha alle spalle una ricerca dei suoni, delle suggestioni a cui ha fatto ricorso chi l’ha plasmata.

In effetti dentro ci sentiamo e vediamo diverse cose: se una prima parte evoca l’inutilità vana della ciancia o del ciangottare (onomatopee a loro volta), la seconda parte al nostro orecchio moderno può evocare euristicamente un frugare — azione che tipicamente si fa fra le cianfrusaglie in cerca d’altro — o il frusciare che ne viene; ma alle orecchie di persone di tempi e luoghi diversi dai nostri (magari quelle coeve alle prime attestazioni cinquecentesche del termine) richiamavano facilmente le fusaglie, che in romanesco sono i deliziosi lupini in salamoia, così come i fruscoli, cioè rametti, bastoncini — cose dappoco. In effetti un sinonimo antico è proprio cianciafruscola.

Inoltre, il finale in -aglia qui non è un suffisso che crea un nome collettivo come invece è in gentaglia, nuvolaglia, accozzaglia: in teoria, più che in pratica, si può parlare di una cianfrusaglia, e cianfrusaglie è un plurale; ciò nondimeno, contribuisce al risultato generale con un bel sentore da suffisso di mucchio senza pregio. Pronunciando ‘cianfrusaglie’ ad alta voce, non si sente il tramestio della mano che le agita?

Possiamo parlare delle cianfrusaglie che abbiamo ammassato in soffitta, e fra cui un giorno o all’altro, magari a primavera, dovremo fare un po’ di cernita; possiamo irridere la borsa zeppa di cianfrusaglie che l’amica si porta sempre dietro — ma guai a chi critica il nostro cassetto delle cianfrusaglie; e amiamo, o detestiamo, il tempo passato a curiosare fra le cianfrusaglie nel mercato dell’usato.

Senza valore, ingombranti, ammassate confusamente, e però vitali e promettenti, calamite di curiosità — perle in incognito o impronte di storie da raccontare —, le cianfrusaglie ci si presentano meravigliosamente con un nome che, in una maestria imitativa profonda, è esso stesso ingombrante, confuso, di rara simpatia e curioso.

Parola pubblicata il 23 Febbraio 2021