Coevo
co-è-vo
Significato Della stessa epoca, vissuto nella stessa età
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo coaevus, derivato di aevum ‘età’ col prefisso co-, che indica la partecipazione a una medesima situazione.
- «Enrico VIII e Solimano il Magnifico sono coevi.»
Parola pubblicata il 13 Settembre 2025
A volte abbiamo due parole che nell’uso possiamo scambiare senza troppi problemi — non è come usare un. cacciavite a stella invece di uno a taglio. Però hanno degli usi tendenziali di cui tener conto, perché si portano sempre dietro una nuvola di connotazioni, suggestioni, impressioni.
Il ‘coevo’ si spiega facilmente come ‘contemporaneo’.
Nel coevo c’è l’evo, termine un po’ desueto che però è andato forte nella composizione di parole di uso più o meno comune, dal ‘Medioevo’, al ‘longevo’, fino al ‘primevo’. È un termine interessante perché l’aevus latino mette insieme, nei suoi significati, la prospettiva della durata della nostra vita, degli anni di un umano, con la sua generazione, e quindi il periodo storico, l’epoca e anche il tempo illimitato, l’eternità. Chi s’intende un po’ di queste lingue potrà notare una non casuale somiglianza con l’aión greco, che ha quasi lo stesso significato, ma anche con l’ewig tedesco, ‘eterno’, e l’ever inglese, ‘sempre’.
Si dice coevo quindi chi o ciò che è di una stessa epoca. Posso parlare di due artisti che sono coevi e che però non ebbero mai contatti; di un’opera che è coeva a una certa invenzione o coeva all’apertura di una certa branca della scienza; di come l’entrata in voga di un certo uso, di una certa parola, di una certa moda, sia coeva a un certo evento storico.
Potrei dire che due autori sono stati contemporanei, potrei parlare di una moda contemporanea a un certo evento storico. E però ‘contemporaneo’ ha un forte significato, nell’uso assoluto: si riferisce all’epoca attuale, al presente, è di questa stessa epoca. Inoltre, per un apprezzamento estetico più sottile, il suo lungo ingombro, con una sfilza cadenzata di consonanti, ronza e ticchetta con una sonorità più futuristica — c-n-t-m-p-r-n è un suono di macchinario.
Il coevo è sospeso. L’evo stesso è sospeso, quasi un alito scontornato, e il suo sapore d’altri tempi ci colloca immediatamente il coevo proprio in altri tempi. Per quanto io possa dire di essere coevo di un’altra persona, magari nata proprio nel mio anno (più probabilmente la direi coetanea), il coevo dà una significativa impressione di proiezione all’indietro, e si mostra adatto in special modo a qualificare persone ed elementi che hanno condiviso un’età passata. Certo è una parola ricercata, e non c’è da stupirsi: spesso i discorsi che s’imperniano su una collocazione relativa nel passato sono fini. Insomma, è difficile che il coevo finisca per trovarsi fuori da suo habitat.