Colluttazione

col-lut-ta-zió-ne

Significato Zuffa, rissa, lotta violenta

Etimologia voce dotta recuperata dal latino colluctatio ‘combattimento, lotta’, da colluctare ‘lottare insieme’.

Se ci pare che questa sia una parola da verbale di polizia, da memoria processuale, da resoconto giornalistico, fa piacere sapere che non siamo i primi ad avere questa impressione. A guardare bene, questa parola nasce con questa impressione, per dare questa impressione.

La prima attestazione è della metà dell’Ottocento: è una voce dotta, che fu subito percepita come un latinismo un po’ crudo rispondente al gusto un po’ torto dei giuristi che volentieri iniziavano a usarla. Tale attestazione si trova nel Vocabolario di parole e modi errati di Filippo Ugolini, che la registra proprio per segnalarne questi difetti; di solito le sue osservazioni, che ancora ci ammoniscono dal suo dizionario, sono molto bacchettone, e spernacchiate dagli sviluppi successivi che hanno trasformato le parole secondo lui errate (come disguido, capiente e tante altre) in parole accettate universalmente senza riserve. Su colluttazione però ci ha visto bene e lungo — e fa piacere stavolta dargli ragione: su parole e modi di dire ha una severità spesso miope, ma è stato un patriota mazziniano, che si è battutto per l’Italia, oltre che per l’italiano.

La colluttazione, con questo sapor latino, ci parla letteralmente di un ‘con-lottare’, di un lottare insieme, contro, in un evento violento. Racconta quindi risse, zuffe, sia estemporanee e impreviste (la colluttazione fuori dal bar) sia architettate e ben calcolate (i ladri si liberano della guardia con una breve colluttazione). La brevità sembra essere un suo tratto caratteristico: se la rissa può durare allo sfinimento, per la colluttazione questo è meno probabile. E comunque ci presenta l’evento in maniera piuttosto distaccata: difficilmente racconteremo, eccitati e impauriti, che c’è stata una colluttazione alla fermata del bus — cercheremo una descrittività più colorita. Tanto che gli usi estesi di questa parola arrivano solo al diverbio acceso, e sono comunque poco frequenti. Quindi, qual è il suo destino?

Resta effettivamente un termine da verbale di polizia, da memoria processuale, da resoconto giornalistico, e il suono ricco, sforzato di doppie, non vale a scaldarlo; e questo ha anche i suoi vantaggi — non si devono sempre usare parole all’arrembaggio; scelte più compassate e meno vivaci hanno spesso i pregi di un pragmatismo senza fronzoli, senza romanzo, capace di indicare una realtà calda senza scottarsi.

Nota finale: questa parola si scrive in effetti con due ‘t’, al contrario della simile ‘collutorio’, che per etimo e significato non c’entra niente, ma che spesso, forse proprio per influsso e suggestione della colluttazione, ci viene da scrivere erroneamente ‘colluttorio’. Per quanto dopo la colluttazione, sputati i denti, un po’ di collutorio non guasti.

Parola pubblicata il 10 Novembre 2019