Estemporaneo

e-stem-po-rà-ne-o

Significato Immediato, improvvisato; approssimativo, sbrigativo

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo extemporàneus, dalla locuzione ex tèmpore ‘sul momento, lì per lì’.

  • «Ne farò una trattazione estemporanea.»

Si nota abbastanza facilmente che nell’estemporaneo c’è il temporaneo — e però va capito. Non siamo davanti a una derivazione, ma a uno sviluppo parallelo che ci permette di capire meglio la dimensione di questo peculiare richiamo al tempo.

Il temporaneo per noi ha il sapore del provvisorio, del contingente, del momentaneo e dell’instabile, ma questa era solo una delle sfumature proprie del temporaneus latino. Infatti, fra l’altro, era anche il carattere dell’opportuno, del tempestivo — insomma parla di una particolare presenza nel momento. Dobbiamo tenere conto del fatto che il tempus latino, oltre ad avere la vita astratta del nostro tempo cronologico, esprime con forza evidente un significato esplicito e articolato di circostanza, di occasione, difficoltà, opportunità.

In maniera analoga, l’estemporaneo si colloca in uno spazio temporale improvviso, un frangente non previsto, e non può contare su una preparazione: quello che considera è un frangente, un tempo (occasione, opportunità, difficoltà, etc.) che si staglia, che si manifesta. L’espressione ex tempore, da cui nasce etimologicamente l’estemporaneo, ha giusto il valore di un “all’improvviso”, “senza preparazione” — maturato dal significato proprio di “sul momento”, “lì per lì”, con una messa a fuoco strettissima sulla situazione. Di qui, si dipartono due sentieri che sono distinti, anche se si intrecciano.

Da un lato l’estemporaneo è linearmente l’improvvisato. Lo chef si produce in un piatto estemporaneo fatto con quel che avanza, con un risultato squisito («Devi darmi la ricetta!»), l’amica illustratrice ci dona un ritratto estemporaneo che ci ha fatto sul tovagliolo, la risoluzione estemporanea di piantare i semi di zucca germogliati ci porta un raccolto autunnale prodigioso, l’amico poeta commenta il nostro racconto con un sonetto estemporaneo.
Ecco: non è detto che l’estemporaneo — immediato, improvvisato — sia anche qualitativamente scarso. Anzi l’improvvisazione è un campo in cui spesso si cimenta l’eccellenza. Però sappiamo anche che di solito l’improvvisazione porta lì: al mediocre. Tanto che l’estemporaneo si fa approssimativo, sbrigativo.

Una preparazione estemporanea risulta facilmente una ciofeca, il disegno estemporaneo può avere una somiglianza poco ficcante, la piantagione estemporanea perisce, e i versi estemporanei sono pieni di asperità e s’intoppano.
Anzi, tante volte quando diciamo ‘estemporaneo’ qualcosa di nostro è proprio per velarlo, per segnalare un understatement, per invitare clemenza nel giudizio — si sa che l’estemporaneo non è lungamente meditato e in quanto tale non è da prendere troppo sul serio, sebbene possa avere il seme di qualcosa di valore.

Così dirò che mi è venuta un’idea estemporanea per risolvere il problema annoso (funzionerà?), condividerò un giro di accordi estemporaneo con le altre persone del gruppo per capire se ci sentono anche loro dentro qualcosa, e riferirò qualche speranza sulle amicizie estemporanee fatte in vacanza.

È una parola lunghissima e ingombrante eppure rapida, e viaggia sul crinale di un registro che da un lato è un po’ ricercato, dall’altro è completamente accessibile — portando un significato calato nel tempo che con intelligenza del mondo tratteggia necessariamente l’improvviso e accidentalmente l’approssimativo.

Parola pubblicata il 27 Settembre 2023