Ricetta

ri-cèt-ta

Significato Prescrizione medica; espediente, accorgimento, programma, norma; spiegazione dettagliata della preparazione di un piatto o una bevanda

Etimologia dall’espressione del latino medievale formula recepta ‘formula ricevuta’ (in cui ‘formula’ viene sottinteso), riferito alle prescrizioni mediche.

Di primo acchito può essere lievemente straniante, ma a una seconda considerazione intendiamo subito quanto l’esoterismo della sua origine sia calzante. Viviamo il nome della ‘ricetta’ come termine domestico, vicino quanto possono essere vicini i piatti della nonna, la cena di stasera e le prescrizioni del medico di famiglia. Però siamo davanti a un termine medievale, Trecentesco, che scaturisce da un’espressione del latino di allora — proprio in ambito medico, mentre i riferimenti culinari sono molto posteriori.

Il medico, come fa oggi, prescriveva dei rimedi farmaceutici: la sua prescrizione ruotava intorno a un verbo specifico, recipere, cioè ‘ricevere’. In particolare questa si articolava in una serie di recipe, nientemeno che un imperativo, un ‘prendi’ in cui si indicavano ingredienti e dosi da raccogliere per la produzione del farmaco, e naturalmente le norme e le procedure per eseguirla. Il nome di ‘ricetta’ è invece la mutazione in sostantivo di un participio: la prescrizione infatti era nota come formula recepta, cioè ‘formula ricevuta’. La ricetta è letteralmente la formula ricevuta dal medico — rivolta a farmacisti e pazienti.

Ora, noi sappiamo usare benissimo il termine ‘ricetta’ anche in senso figurato: sappiamo che per ricetta si può intendere un accorgimento, un espediente, ma perfino programma politico, o una norma di vita o di creazione artistica. Così non ci stupiamo di leggere la ricetta per fare colpo al colloquio di lavoro, di farci spiegare dallo zio (al quarto bicchiere) la ricetta per avere sempre ragione, né che il candidato esponga la sua vaga inconcludente ricetta per il rilancio, o che il guru elargisca ricette per vite felici, né di studiare improbabili ricette per far funzionare una narrazione.

Queste estensioni ce le figuriamo facilmente come metafore di momenti culinari — e invece è interessante notare come il coinvolgimento delle ricette in cucina sia posteriore anche a queste estensioni figurate. Nascono come estensioni della ricetta medica: il trucco, il progetto, la norma adombrano quell’azione smaliziata e incisiva che colleghiamo a un rimedio farmaceutico, che con una terapia porta effetti ed esiti.

La ricetta quale spiegazione dettagliata della preparazione di cibi e bevande è per noi un canale cardinale di scambi culturali, e con questo significato la troviamo usata dal Cinquecento. Ci consegna la meraviglia di una lontana eco delle preparazioni di medici col profilo d’alchimista — che possiamo rinvenire nel nostro pranzetto.

Peraltro non dobbiamo trascurare che nello sforzo di affermazione dell’italiano come lingua nazionale, appena dopo l’Unità d’Italia, poche iniziative e poche opere hanno avuto l’impatto travolgente di un libro del 1891 che si trova ancora oggi sugli scaffali di ogni libreria, e che ancora c’è quasi in ogni casa: La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, di Pellegrino Artusi — un ricettario la cui lingua ha poco da invidiare a quella di Manzoni.

Parola pubblicata il 05 Novembre 2020