Crapula

crà-pu-la

Significato Il mangiare e il bere in maniera smodata

Etimologia voce dotta recuperata dal latino crapula ‘gozzoviglia, ubriacatura’, prestito dal greco kraipále ‘ubriachezza’.

  • «Pensa solo a che cosa ci sarà da mangiare e da bere. Vive per la crapula.»

Certo che questo fatto del mangiare e del bere fuori misura ci interessa proprio, ha proprio un grande rilievo sociale. Si capisce dal fatto che per raccontarlo e notarlo nelle sue diverse sfumature e con toni differenti abbiamo un arcipelago di parole a dir poco lussureggiante.

Alcune hanno una precisa dimensione festosa, dal baccanale alla baldoria fino alla bisboccia; altre, se non proprio di una festa, ci parlano di occasioni e consuetudini sfrenate, come la gozzoviglia, il bagordo, e altre ancora non si fermano solo al bere e al mangiare, come lo stravizio (lievemente diverso dallo stravizzo) e l’orgia; possono anche essere più messe a fuoco sul cibo, come la gonfiezza dell’abbuffata.

Dobbiamo notare che queste parole, anche se ci dipingono un quadro screanzato, sono tendenzialmente eleganti, addirittura ricercate. E la crapula, in questa bella cupola di termini alti che significano il basso, è nientemeno che la chiave di volta, la più alta.

In greco il termine kraipále (di origine non chiarita) abbraccia una serie di significati che perimetrano la sbronza in maniera ricca: è la stessa ebbrezza, l’esser travolti dai fumi del vino, come anche il capogiro, il mal di testa e la nausea da ubriacatura. La gente di Roma, desiderosa di far propria la finezza greca e il savoir-vivre di quella meravigliosa cultura, poteva non far proprio anche il termine dell’ubriacatura? Ma già in latino la crapula si amplia alla gozzoviglia in genere.

Passa in italiano presto, già nel Duecento, e in questi bei secoli mostra una stabilità di significato e una continuità d’uso letterario davvero invidiabili. Proprio il tratto letterario continua a distinguerla ancora oggi: non solo ha un suono insieme ruvido e gorgogliante che rende in modo meraviglioso l’eccesso nel bere e nel mangiare, evocando un’ingordigia biascicante (cràpula) — lo fa in un registro particolarmente elevato. Spicca e fa aggio sui suoi sinonimi per la maggiore dissonanza che c’è fra la sua ricercatezza e il disordine immoderato che descrive.

Possiamo parlare di come l’arricchito ostenti sistematicamente le crapule più costose, di una persona che mostra pochi interessi oltre la crapula, dell’invitato crapulone che attinge in autonomia dalla torta ancora in frigo, o della banda di amici dedita a crapulare di casa in casa.

L’immagine che genera è meno spensierata e gaudente rispetto a quel che fanno i suoi sinonimi. Bisbocce, bagordi, stravizi esplicitano anche un certo vitalismo, che non viene eclissato: sono anche momenti di godimento. Invece della crapula ciò che resta è soprattutto il giudizio negativo, quasi nauseato. Classicamente, Zio Paperone dà del crapulone a Paperino.

Parola pubblicata il 24 Agosto 2022