Defecare
de-fe-cà-re (io de-fè-co)
Significato Espellere le feci; purificare un liquido
Etimologia voce dotta recuperata dal latino defaecàre ‘eliminare la feccia, depurare’, derivato di faex ‘feccia’.
- «Era stizzito perché un piccione gli ha defecato in testa.»
Parola pubblicata il 20 Novembre 2025
Sorte curiosissima, quella di questa parola.
Il latino conosceva il defaecare, ma era un termine che si riferiva alla purificazione di vino e olio dalle fecce, da quei sedimenti melmosetti che si depositano sul fondo dei recipienti e che minacciano di bruttare il prezioso liquido.
È con questo significato che viene recuperato dal latino — sul periodo della prima attestazione le fonti divergono, c’è chi indica la seconda metà del Seicento, chi quella del Settecento, ma non importa granché perché tanto non ingranò subito. Rimase un termine dell’enologia, e più in genere della chimica, indicando il chiarificare un liquido precipitandone le impurità — usato transitivamente, io defeco l’olio (e al nostro orecchio è già una frase poco promettente).
Soltanto alle porte del Novecento questa suggestione dell’eliminazione dell’impurità è stata riciclata per indicare con dotto eufemismo il depositare il peso superfluo del ventre, come avrebbe detto Boccaccio, l’andare, come avrebbe detto la mia prozia Rosetta, o il cacare, come forse ci permettiamo di dire noi.
Metafora di gran genio poetico, di squisitezza alessandrina, che però… si è normalizzata.
È un limite dell’eufemismo: usato sistematicamente accorcia le distanze ideali e immaginative con ciò che copertamente descrive. In tutta franchezza, il defecare ormai non pare molto più olimpico del cacare. Sorte comune verso cui esercitare comprensione, per carità — specie se ciò che va coperto è quello, è chiaro che qualche ombra sul velo steso sopra trapassi. Pensiamo anche all’evacuare: aveva già in latino il ruolo di un cacare d’ambito medico, in italiano gira così dal Trecento, e tutta la sua dottrina non gli leva di dosso l’odore di un’onomatopea.
Certo, il cacare, che in queste righe non mi perito a usare, è un verbo scopertissimo, forse il più illustre campione dei verbi volgari, ed è naturale che si cerchi qualche soluzione per non dire pane al pane e vino al vino. Ma ecco, proprio la sua centralità nella vita di tutte le vite fa sì che il segreto non risulti mai esoterico, e che alla fine il ‘defecare’ diventi solo un altro modo di dire la medesima cosa — solo un po’ più dotto, con un po’ di evidente sforzo in più per ingentilire l’immagine della ben nota espulsione, senza ricorrere a perifrasi la cui copertura arriva al buffo e al goffo.
Quindi facciamo presente al vicino che il suo pur amabile cane ha defecato davanti all’ingresso, nel parco nazionale ci sono regole specifiche che riguardano il defecare, e c’è un gran subbuglio nello spogliatoio perché qualcuno ha defecato dove mai avrebbe dovuto.
Davvero una sorte curiosa, per un atto di purificazione.