Destare
de-stà-re (io dè-sto)
Significato Svegliare, scuotere, stimolare, suscitare
Etimologia attraverso l’ipotetica voce del latino parlato deexcitare, da excitare nel senso di ‘svegliare’, con prefisso de-.
- «Destati, mia signora, è l'ora.»
Parola pubblicata il 03 Febbraio 2023
Abbiamo essenzialmente due parole che giocano nel campo dello ‘scuotere dal sonno’, il destare e lo svegliare. Però hanno aure diverse, e il modo in cui si sviluppano a partire da questo nocciolo è piuttosto divergente.
Il destare ci sembra una parola più forbita. E lo è, ma è sempre curioso notare come certe parole che consideriamo forbite siano state pasticciate popolarmente in quel lungo lasso di tempo in cui il latino parlato si è trasformato in altre lingue. La pulizia del destare è ottenuta da una voce ricostruita come deexcitare: quel citare è un ‘chiamare’, e l’excitare è letteralmente un ‘chiamare fuori’ che prende decine di sfumature particolari, fra cui anche lo svegliare — un trarre fuori dal sonno. Ma a volte la precisione di un termine a cui non mancherebbe nulla richiede un rinforzo, una particella che intensifichi e ribadisca il concetto, come fa il secondo prefisso de- (magari perché il significato del primo non è più percepito come sufficiente, o per la naturale voluttà che ci fa esplorare nuove possibilità linguistiche).
Ora, usato per indicare un concreto ‘svegliare dal sonno’, il verbo destare può suonare un po’ affettato, magari un po’ troppo elevato, signorile o epico. A destarsi dal loro sonno sono principi e principesse, prescelti e prescelte, entità sovrannaturali — insomma è un termine che in questa accezione rivela un gran riguardo, anche perché sembra un’uscita dal sonno più discreta, senza traumi (cosa che la allontana dalla realtà quotidiana del risveglio). È nei significati figurati che il destare mostra un gran respiro.
Per carità, anche lo svegliare ha uno spazio figurato: pensiamo a come un movimento possa svegliare le coscienze, a come si possano svegliare degli istinti, e allo Svégliati! che aspetta chi si attarda. Ma ha sempre un che di spiccio — tant’è che spesso per vestirlo con panni migliori lo trasformiamo in risvegliare (anche senza strette necessità di significato che richiedano il ‘di nuovo’ del ri-, ma solo per alzarlo un po’).
Invece il destare è elegante. Abbraccia i sensi dell’incitare, dello scuotere dall’inerzia, e così anche del suscitare pensieri, propositi, e del provocare effetti — in un campo in cui lo svegliare si muove in maniera un po’ ingessata. Così l’osservazione desta qualche dubbio, la composizione musicale desta immagini di estremo romanticismo, l’uscita greve desta il disprezzo di chi c’era.
Piuttosto, in questa parte di senso il destare si rivela vicino al suscitare o all’eccitare (peraltro parenti, della stirpe del citare). Però il suscitare è più strettamente un sollevare, non ci trasmette immediatamente la dinamica del risveglio, e ha una carica figurativa inferiore. Quando il suscitare vuole avere uno smalto di concretezza, volentieri si porta dietro l’immagine un po’ gotica di un ‘far alzare’ da spirito che si leva dal talismano, o da morto che ritorna a mo’ di vampiro che si rizza dritto dalla bara (d’altro canto in quest’ambito il risuscitare è selezionatissimo). Mentre l’eccitare ha una febbrilità largamente sensuale.
Una parola che ci mostra la finezza che l’umile può raggiungere.