Diavoleria
dia-vo-le-rì-a
Significato Manifestazione diabolica; atto malvagio; trovata singolare, insolita, bizzarra; invenzione od oggetto tecnologico giudicato strano
Etimologia derivato di diavolo.
Parola pubblicata il 08 Agosto 2019
dia-vo-le-rì-a
Significato Manifestazione diabolica; atto malvagio; trovata singolare, insolita, bizzarra; invenzione od oggetto tecnologico giudicato strano
Etimologia derivato di diavolo.
Parola pubblicata il 08 Agosto 2019
In questa simpatica parola riconosciamo la parabola di una vecchiaia serena. C’è stato un tempo, a partire dal XIV secolo, in cui la diavoleria ha strutturato e maturato una chioma frondosa di significati, di cui oggi solo pochi rami sono ancora verdi. Ed è naturale: la linfa del diavolo che scorreva nei discorsi e nell’immaginario condiviso si è in massima parte asciugata.
Quando vediamo questa parola, e ne riconosciamo il suffisso -eria che è proprio anche di nomi astratti tinti di spregio, intendiamo che la diavoleria è in senso lato roba da diavoli. Il che in concreto ha significato dapprima manifestazioni diaboliche compiute direttamente da queste entità maligne, quindi le loro rappresentazioni figurate (nell’affresco sono dipinte diavolerie fantasmagoriche) e anche l’insieme della categoria e delle attività dei diavoli (un po’ come accade con cavalleria e filibusteria); inoltre, ha significato gli atti e i comportamenti umani che da queste entità si pensava potessero essere ispirati, atti malvagi perfino catastrofici, malizie, perfidie, birbonate, fino a discordie e parapiglia. Di questi significati resta pochissimo, in uso.
Il solo ramo ancora florido è quello che fa della diavoleria la bizzarria, la trovata singolare, insolita e volentieri sfumata di genio, e quindi l’invenzione, l’oggetto, la tecnologia, in generale il ritrovato del progresso che a un giudizio non proprio avanguardista paia almeno strano. Il richiamo è naturalmente all’immaginario di stupore disorientato acceso da prodigi diabolici, da magie e malìe mefistofeliche, da quelle concessioni e quei poteri enigmatici non meno che grotteschi cui fa accedere Satana lo stregone. Quando si riferisce alla trovata comunica una delicata sorpresa: l’inizio del romanzo calamita il lettore con un paio di diavolerie davvero magnetiche, si centellinano i racconti di uno scrittore che si ama per non restare mai a secco delle sue diavolerie. Ma il gioco di questa parola prevede che l’ottica sia conservatrice, un po’ rétro se non retriva, e quindi quando ci parla di ritrovati tecnologici il richiamo si fa buffo, piacevolmente autoironico nel migliore dei casi (quello della bisnonna che accetta di imparare a usare quella diavoleria pur di vedere i bisnipoti in videochiamata tutti i giorni), blandamente ridicolo nel peggiore (quello di voi che con le vostre diavolerie non sapete un’unghia di quello che sapevamo noi alla vostra età).
È la linfa dell’esagerazione, ora scherzosa e stupita, ora arrabbiata e spregiosa, a tenere vivo questo ramo, in cui alla figura seria e terribile del diavolo è lasciato solo il potere di stupire come un giallista, come un inventore dai capelli ritti.