Ecolalico

e-co-là-li-co

Significato In medicina, che ripete involontariamente le frasi appena udite; che ripete automaticamente; ripetizione della stessa parola o espressione

Etimologia da ecolalia, che è dal tedesco Echolalie, composto ottocentesco del greco echó ‘eco’ e dell’elemento -lalia ‘modo di parlare’, derivato dal verbo lalêin ‘chiacchierare’.

Come molte condizioni mediche, specie afferenti alla sfera della psiche, l’ecolalia si è fatta strada nel discorso comune in una maniera particolare, tanto che la qualità dell’ecolalico arriva a disegnarci profili intellettuali e retorici (bislacchi, per la verità).

In sé l’ecolalia è una condizione per cui una persona tende a ripetere le parole e le frasi che ha udito — una ripetizione senza intenzione, come appunto echeggiasse. Nelle sue forme più evidenti caratterizza situazioni patologiche o divergenti, ma si può riconoscere in una certa misura anche in comportamenti infantili.

L’ecolalia si fa notare. La sua ripetizione è particolarmente sconcertante per la vacuità di significato: nel suo essere involontaria invade un territorio d’espressione in cui il significato regna sovrano. È così che, da una genesi psichiatrica seria e spassionata, l’ecolalia e l’ecolalico acquistano tratti più aspri.

In ambito linguistico (senza che però assurga a termine specialistico), si parla di ecolalia in riferimento a ripetizioni, al fondo della frase, di parole con cui la frase inizia — dal peculiare status, che è un po’ retorico un po’ abito di pensiero debole. Pensiamo alle “Ti faccio vedere io, ti faccio”, al “Me le mangerei tutte, me le mangerei”. C’è una certa enfasi, che effettivamente gonfia l’espressione, senza però essere incisiva, e anzi dando una sfumatura grossolana, popolaresca (e magari è proprio la sfumatura che si ricerca, beninteso). Così parleremo dei discorsi ecolalici che le persone si scambiano al banco del mercato, o di come un apprezzamento ci sia uscito particolarmente greve ed ecolalico.

D’altro canto l’ecolalico si apre su tutto il mondo vasto di ciò che viene ripetuto senza essere sostenuto dal pensiero, in un mero automatismo: possiamo parlare delle riedizioni ecolaliche del pettegolezzo di condominio, delle repliche ecolaliche dei commenti sotto a un post, della reiterazione ecolalica di un’affermazione categorica. Un aggettivo preciso, ficcante, dotto e ruvido, che sminuisce la ripetizione dipingendola come eco vana e compulsiva — e che proprio per questo, però, può nascondere il pericolo di un tratto pretenzioso, un po’ da alienista ottocentesco che osserva e studia con distaccato interesse un disturbo mentale.

Parola pubblicata il 29 Ottobre 2021