Epa

è-pa

Significato Ventre, pancia

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo hepar, prestito dal greco hêpar ‘fegato’.

  • «È una cosa che lo fa ridere tanto che si deve reggere l'epa.»

A dispetto dei piedi, non c’è niente di considerato più basso della pancia, povera lei, sede di passioni, appetiti e trasformazioni di pacifica abiezione — anche se è tutta roba nostra e vitalissima. Ma come si nomina la pancia?

In realtà le scelte non sono moltissime, e hanno una stratificazione molto netta. Ci sono parole basse (grevi ma anche divertenti) come trippa e buzzo, ci sono parole medie e consunte da un uso costante, come lo stesso pancia, e poi abbiamo parole altine, buone anche per la scienza, come ventre e addome. Sono tutte parole vecchie come il cucco, di quelle che affondano nella notte oscura della storia senza scrittura, che indicano in maniera originale ciò che sta fra torace e bacino (come la pancia, l’addome e il ventre, parente alla lontana dell’utero stesso) oppure si riferiscono per felice analogia poetica al concetto di ‘buco’ (come il buzzo e probabilmente la trippa). In questo quadro di alternative scarse e altamente usate, l’epa ci offre una scappatoia interessante.

Senza gran mistero, visto che la medicina vulgata ci ha familiarizzato col fatto che l’epatico ha a che vedere col fegato, l’epa nasce nel greco hêpar, proprio con questo significato specifico. Continua anche nel prestito preso dal latino, ed è solo col recupero dotto in italiano che questo nome del fegato si fa più ampio nome di ventre.

È un termine che nella nostra letteratura, da Brunetto Latini a Stefano Benni, è stato ed è tuttora amatissimo. In particolare ha delle occorrenze celebri in Dante, ad esempio nella litigata furiosa e grottesca fra falsari nel XXX canto dell’Inferno — quella fra Sinone, che promosse l’ingresso del cavallo a Troia, e Mastro Adamo, che batteva fiorini contraffatti. Il primo caccia un gran cazzotto nella pancia gonfia e dura del secondo, chiamata (adattando un provenzalismo, croi, per ‘duro’) l’epa croia. Ma arrivando al punto, che effetto fa chiamare la pancia ‘epa’?

Senz’altro è un termine molto ricercato, aulico — per quanto di significato facile. Supera il sussiego contegnoso e viscerale del ventre, il tratto freddamente anatomico dell’addome, e per essere incisivo (impossibile ricorrendo a ‘pancia’) non è costretto ad abbassarsi. Se parliamo di come una persona pensi solo alla propria epa, ne comunichiamo l’egoismo, senza cambiare l’immagine abituale del pensare alla propria pancia ma senza dover essere prosaici; ha perfino un’altra sorridente delicatezza quando parliamo di come l’epa non ci entri più nella camicia che era su misura, o quando spostando il tavolo di qualche centimetro per fare spazio alle nostre spalle domandiamo al resto della mensa se le epe ci stanno bene; e giocando, una gran botta nell’epa fa un male più tiepido rispetto a una in pancia.

Certo serve l’occasione giusta, in cui abbiamo la sicurezza che chi legge o ascolta o sa che cosa sia l’epa o ha modo di decodificarlo. Ma a questi patti ragionevoli, è una splendida risorsa.

Parola pubblicata il 18 Giugno 2023