Escandescenza

e-scan-de-scèn-za

Significato Violento scoppio di rabbia

Etimologia voce dotta recuperata dal latino excandescèntia, da excandèscens, propriamente participio presente del verbo excandèscere ‘infiammarsi’, alla lettera ‘iniziare a diventare bianco’.

  • «È sceso di macchina che già dava in escandescenze.»

Fra i possibili destini di una parola c’è anche il cul-de-sac, l’espressione cristallizzata da cui a mo’ di lucertola nel secchio non riesce più a uscire. È la sorte dell’escandescenza — e avendo in mente che tipetto sia, possiamo anche immaginare che non l’abbia presa con serenità.

L’escandescenza è la collera subitanea, lo scoppio d’ira. È una voce recuperata dal latino excandescèntia, che è da excandescens , participio presente del verbo excandèscere — un verbo di bellezza intensa. Perché?
Be’, è un prendere fuoco, un infiammarsi, già ampiamente esplorato nei suoi piani figurati, e lo significa in maniera articolata. È un incoativo (verbi del genere si riconoscono per questa terminazioni -escere e consimili): mostra quindi l’inizio di un’azione, letteralmente quella di ‘cominciare a diventare candido’. Con questo candore bruciante che grazie al prefisso si manifesta verso l’esterno, la cui energia inizia a interagire.

È piuttosto semplice il modo in cui questa escandescenza diventa lo scoppio di rabbia, la concitazione anche violenta: è una manifestazione d’ira che divampa. E per tutta la sua storia cinquecentenaria lo ha significato con grande versatilità.
Infatti non c’è motivo per non parlare di come il professore abbia parlato con escandescenza della nuova decisione arrivata dall’alto, dell’escandescenza della concione pronunciata a tavola (e noi andiamo a portare i piatti in cucina), delle escandescenze che udiamo salire dalla piazza.

Ma oggi l’escandescenza si trova impiegata quasi solo al plurale, quasi solo nell’espressione (per la verità un po’ rétro, un po’ d’antan) del dare in escandescenze. Nella lingua contemporanea non formiamo più molti casi in cui ‘diamo in’. Ma se escandescenze devono essere, sicuramente ci diamo in.

Il ‘dare in escandescenze’ è un’espressione che ha il vantaggio paradossale di essere tiepida. Probabilmente per il tratto di latinismo fine, e per la desuetudine complessiva, il risultato è una rappresentazione della situazione molto più compassata rispetto allo sbroccare, all’infuriarsi, al dare i numeri o al perdere la testa — che si muovono su un crinale in cui furia è follia, come quella dell’Orlando. E stiamo tralasciando alternative più volgari, beninteso.

Piuttosto il ‘dare in escandescenze’ si avvicina a un ‘andare su tutte le furie’: che espressione delicata e cristallizzata, anche questa. Perché altrimenti, anche qui, diremmo mai che andiamo su delle furie? E vogliamo parlare del ‘perdere le staffe’? Un’esperienza perduta, il perdere l’appoggio del piede sulla staffa stando a cavallo, che diventa uno squilibrarsi in agitazione.
Ecco, l’antiquariato linguistico, quando si parla di rabbie, ha i suoi vantaggi specifici.

Parola pubblicata il 14 Agosto 2025