Farfugliare

far-fu-glià-re (io far-fù-glio)

Significato Parlare, dire in modo confuso, balbettando

Etimologia voce onomatopeica, dal lombardo farfojà.

Sembra una parola delle più trasparenti, con una bellezza chiara e semplice, ma c’è un nodo che possiamo far venire al pettine.

Poche persone si stupiranno a sentire che si tratta di una voce onomatopeica: il raddoppio susseguente di uno stesso suono è un tratto tipico (e anche antico) di onomatopee del genere, che imitano un difetto di chiarezza e fluidità nel parlare — dal borbottare al bárbaros greco (che essendo barbaro non si capisce che cosa dice).

Peraltro ha una diffusione notevole nelle lingue romanze, e in quasi tutte si trova un omologo del farfugliare; questo vale anche per i dialetti, dal farfugghiari calabrese al farfojà lombardo. Si sa che l’italiano nazionale è una lingua foggiata dai dotti, e pare che il farfugliare, così adattato, vi sia entrato delibato per primo dal lombardo da Giovanni Pascoli. Curiosamente, questa parola che siamo abituati a legare senza sbavature alla voce umana, lui la sceglie per il rumore del vento (ne Il vecchio castagno, dei Primi Poemetti del 1897): il vecchio tramontano anche lui ruma [mescola]/ qua ne’ frondai gridando e farfugliando…

Un parlare e un dire confuso, balbettato: non avevo la risposta pronta e ho farfugliato una giustificazione, in francese farfuglio solo poche frasi, il farfugliare impacciato è interrotto da un bacio. Ebbene, il farfugliare — e questo è il nodo — ha una caratterizzazione che lo allontana o avvicina in maniera ineguale rispetto ai suoi sinonimi.

Il borbottare è più facilmente celato o risentito, e di rado imbarazzato e incerto, mentre il farfugliare è più esposto ed è spesso espressione di imbarazzo, di insicurezza; il tartagliare ha la dimensione più stretta di un difetto di pronuncia, mentre anche un cicerone può farfugliare, a volte. Molto simile è invece il balbettare, più vicine sono le situazioni in cui si balbetta e si farfuglia.

Ma il balbettare è meno sottile e discreto del farfugliare, e sono distinti dalla distanza che separa il dominio di una ‘b’ da quello di una ‘f’: occlude ed esplode la prima, coinvolgendo entrambe le labbra e facendo vibrare le corde vocali, mentre la seconda, sorda, non le fa vibrare, chiede solo al labbro inferiore di accostarsi agli incisivi superiori per stringere il flusso d’aria. Questo (forse) fa sì che il farfugliare sia sì comprensibile, ma più fluido del balbettare: e di chi sovrappensiero ragiona fra sé a mezza bocca diremo che farfuglia, piuttosto che balbetta. Il balbettare è forse più frontale e ingessato, più bloccato che sconclusionato.

La differenza non ha una grana sufficientemente grossa da essere colta in una definizione dizionaristica — sempre ‘parlare in modo confuso’ è; ma la maestria nel destreggiarsi fra le sfumature sottili delle onomatopee è spontanea e naturale, come quella che ci fa trovare l’imprecazione giusta o la parola per vezzeggiare il bambino.

Parola pubblicata il 02 Maggio 2020