Fatale

fa-tà-le

Significato Stabilito dal fato, inevitabile; cruciale, decisivo; mortale, che causa distruzione; dotato di fascino irresistibile

Etimologia voce dotta recuperata dal latino fatalis, da fatum ‘fato’, derivato di fari, ‘parlare’.

  • «È qui che il personaggio fa il suo primo incontro fatale.»

Non schiacciare le parole è importante: finiscono per restare appiattite come merendine in fondo allo zaino. E il fatale è uno splendido esempio di come un riferimento, un’idea singola e ricorrente possa restringere non solo il campo d’uso, ma il campo di pensiero di una parola.

Già perché ‘fatale’ si riferisce perlopiù alla morte, o indica in genere ciò che è causa di distruzione irreparabile, di disastro: se su un giornale qualcosa viene qualificato come ‘fatale’ (il momento fatale, l’atto fatale, l’incidente fatale, l’incontro fatale), con tutta probabilità l’intenzione era trovare un sinonimo più alto e distaccato di ‘mortale’. E però il fatale ci vorrebbe parlare nel senso più ampio di ciò che riguarda il fato. Ovvio che il fato d’ogni essere umano sia la morte, ma c’è di più.

Il termine ‘fato’ viene dal fatum latino, che è legato semplicemente al verbo fari, ‘parlare’. È il corso stabilito, il destino, ciò che assegnato, detto — anzi pre-detto. Già il fatum non è che si emancipasse molto dal riferimento al mortale e al funesto (tutta ottimista la gente d’ogni tempo), comunque capiamo che il suo campo è vasto. E beninteso, è una vastità che possiamo ancora riconoscere in diversi usi.

Quando diciamo che date le premesse è fatale che ci siano certe conseguenze, non ci stiamo riferendo a qualcosa di funesto, quanto di inevitabile — con un tono drammatico e composto: anzi, fatalista. Lo stesso accade se parliamo della decisione fatale compiuta dal personaggio alla fine del racconto — non necessariamente una decisione ferale, quanto una decisione necessaria, che era già scritta nell’uovo della sua storia.

Quando parliamo di una donna fatale, o femme fatale in francese, ma non vedo perché non anche di uomini fatali o di attrazioni fatali in genere, la declinazione del concetto è sull’irresistibile fascino di qualcuno — o magari di qualcosa, pensiamo all’incontro fatale con la cultura giapponese, o con la poesia del decadentismo. Un magnetismo ineluttabile come il fato.

Ma forse il senso più versatile e di più ampio respiro del fatale lo incontriamo quando prende il profilo del cruciale, del decisivo. Ci racconta quei momenti in cui il fato si manifesta, le situazioni e gli accadimenti di svolta in cui si articola un destino. Mi ricordo il giorno fatale in cui ti ho conosciuto, ripercorriamo le tappe che hanno portato alla scoperta fatale, e raccontiamo di come noi ci fossimo, nell’occasione di quella vittoria fatale. Qui è anche prossimo al fatidico, attributo proprio di momenti e accadimenti che in maniera più propria e chiara ‘dicono il fato’, rivelano il futuro: ma appunto nel fatidico c’è una certa apprensione riguardo a ciò che sarà, mentre il fatale è più sospeso e — dicevamo — fatalista.

Insomma, alla fine muoiono tutti ma non tutto si esaurisce nel fatto che alla fine muoiano: così, senz’altro nella stanza dei significati del fatale siedono con boffici ingombranti morte e distruzione, ma c’è dentro tutta l’ampiezza del fato, di quella storia detta — prima o a posteriori — che pare necessaria.

Parola pubblicata il 15 Dicembre 2022