Golgota

Parole semitiche

gòl-go-ta

Significato Calvario, monte su cui fu crocifisso Gesù; luogo di pena

Etimologia attraverso il latino Golgotha, a sua volta dalla trascrizione greca della parola aramaica Gūlgūtā, che in ebraico è Gulgoleth. La radice trilittera che ne è all’origine è g – l – l, seme di parole che hanno significati relativi alla forma tondeggiante, circolare.

In Matteo 27,32 si legge:

Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa ‘Luogo del cranio’, gli diedero da bere vino mescolato con fiele.

Questo toponimo, oltre ad esserci arrivato come trascrizione precisa della parola semitica originaria, esiste anche nella versione latina, cioè Calvario. Mantiene lo stesso significato, in quanto Calvariæ locum vuol dire proprio ‘Luogo del cranio’. Nel tempo ‘calvario’ (ma anche ‘golgota’, sebbene in maniera meno proverbiale e comune) è divenuto un’antonomasia: essendo il monte scalato da Gesù con sulle spalle la propria croce e su cui è spirato tra i tormenti del supplizio, oggi possiamo dire che la lunga malattia dell’amata prozia è stata un calvario sia per lei che per i parenti addolorati, che il viaggio di un lontano antenato partito verso l’Argentina a fine ‘800 fu un calvario, o più prosaicamente che il ritorno a casa dal lavoro all’ora di punta è sempre un vero calvario.

Perché questo luogo fu chiamato ‘Cranio’? Ci sono diverse ipotesi: la più semplice (e noiosa) afferma che la cima di questo monticello, oggi incluso nella Basilica del Santo Sepolcro – anche se altri studiosi lo hanno individuato fuori dalle mura della Gerusalemme Antica odierna, avesse una forma smussata che lo faceva assomigliare alla calotta di un cranio. Si dice anche, e sembra che San Girolamo sia stato un fautore di questa tesi, che si chiamasse così perché, essendo il luogo preferito dei Romani per mettere in scena le crocifissioni dei condannati alla pena capitale, il monticello era disseminato dei teschi di altri poveracci morti in croce e lasciativi decomporre sopra (successivamente Augusto, con una legge, consentì la sepoltura dei crocifissi – ecco perché fu possibile deporre Gesù e seppellirlo).

[Il dipinto è del pittore polacco Jan Styka.]
Alcune fonti dicono che proprio lì Abramo s’apprestò a sacrificare Isacco, esattamente sul luogo in cui furono seppellite le spoglie del primo uomo. Quest’ultima ipotesi ha delle implicazioni simboliche potentissime: lì dove fu seppellito Adamo si versa il sangue del Nuovo Adamo (come Gesù è definito in diverse lettere paoline), il Figlio di Dio, quel Dio che ha mandato l’angelo ad impedire che Abramo sacrificasse il proprio figlio. Non una cosa da poco… D’altra parte in diverse opere d’arte raffiguranti la crocifissione si può sovente riscontrare la presenza di un teschio poggiato ai piedi di Gesù: alla luce di questo intricato labirinto, non è più un didascalico memento mori per noi, peccatori, che osserviamo il quadro, ma diventa il simbolo di un mistero consumatosi in un luogo ricco di significato nelle Sacre Scritture.

Osservando più da vicino la parola Golgota e la sua radice semitica, si nota che i tre semi che si annidano nel suo cuore sono le lettere g – l – l. Il verbo relativo è galal, che significa ‘essere rotondo, rotolare, circondare’. Il cranio umano è effettivamente tondeggiante. È interessante che da questa radice sia nato un altro toponimo: Galilea. La regione storica della Galilea, in cui si trova l’antico villaggio di Nazareth, fu chiamata così perché dalla radice g – l – l deriva anche il significato di ‘circondario’ e quindi di ‘distretto’. Se si osserva la mappa del territorio nel I secolo, comunque, si nota in generale un perimetro abbastanza rotondo, o comunque più circolare rispetto alle altre regioni della zona. Lo specchio d’acqua che si stende ad est della Galilea nei secoli è stato chiamato con diversi nomi: Mare di Galilea, appunto, o Mare di Tiberiade, Mare di Gennèsaret nel Vangelo di Luca… ad oggi viene chiamato Lago del Kinneret, così come viene definito in un passo dei Numeri, perché la sua forma assomiglia a quella di un’arpa (kinnor).

Un viaggio etimologico e topografico di ampio respiro che attraversa mezza Terra Santa e permette di meglio comprendere le vicende narrate nella Bibbia.

Parola pubblicata il 09 Ottobre 2020

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.