Illazione

il-la-zió-ne

Significato Deduzione di una conseguenza da una premessa; supposizione arbitraria

Etimologia voce dotta recuperata dal latino illatio, da illatus ‘portato dentro’, participio passato di inferre ‘portare dentro, causare’.

Questa è una parola che vive in maniera curiosa — infatti è una parola elegante, ricercata, il cui uso fa notare un bel profilo di proprietà di linguaggio, e però avrebbe un significato diverso da quello di supposizione ingiustificata che s’intende di solito.

Infatti, se cerchiamo il suo significato, i dizionari ci riportano una prima accezione nell’ambito della logica: l’illazione è innanzitutto il procedimento logico per cui, data una premessa, si trae una conseguenza.

Ad esempio Galileo, nel suo Dialogo sopra i due massimi sistemi, fa argomentare a Simplicio, aristotelico retrivo, l’idea che la Terra non ruoti, attraverso gli esempi di pietre fatte cadere da torri e da alberi di navi: se la terra ruotasse, la pietra non cadrebbe dritta ai piedi della torre, ma a una certa distanza — così come la pietra cade più indietro rispetto alla base dell’albero della nave in movimento da cui è lasciata andare. Il copernicano Filippo Salviati gli risponde estesamente, distinguendo i casi e concludendo che «l'argumentare dalla nave alla torre non ha forza d'illazione». Forza d’illazione: una deduzione, in pratica — potremmo dire un’inferenza, che come ‘illazione’ nasce dal verbo latino inferre (sono in un certo senso gemelle, anche se non sembra perché la coniugazione del verbo fero ‘portare’ è di famigerata irregolarità).

Però a guardare giornali, articoli, a sentire discorsi correnti (e anche a guardare come la usiamo noi, se ci capita), si direbbe che l’illazione è una congettura arbitraria, se non proprio una voce di corridoio. Di certo, niente che possa avere una forza logica, anzi: l’illazione viene individuata proprio perché non ha fondamento. Colpito dall’indiscrezione su una manovra poco trasparente, il consiglio d’amministrazione la liquida come ‘una mera illazione’; in una fase acerba qualunque pista d’indagine è ancora un’illazione; e alla festa un’assenza che si fa notare fa fiorire un gran rigoglio di illazioni. Sono due parole diverse?

No. In effetti queste due illazioni, quella di logica stringente e quella arbitraria, sono la medesima parola: solo, quella che usiamo più normalmente ha un valore attenuato.
In una scala di rigore l’illazione parte coprendo la ferrea deduzione (come fa secondo Galileo), ma nella normalità dei giorni, in cui chi c’era prima di noi (come facciamo anche noi) teneva per comodità la cintura della logica un po’ allentata, questa deduzione si fa lentamente parere, opinione, e quindi congettura senza prova, supposizione senza fondamento.

Resta un termine fine, ma questa sua parabola di addolcimento e inaffidabilità ce lo fa conoscere meglio, e usare con più cognizione.

Parola pubblicata il 14 Aprile 2022