Lente

Dialetti e lingue d'Italia

lèn-te

Significato Varietà linguistica: napoletano — Occhiali

Etimologia dal latino lens ‘lenticchia’, poi ‘lente di ingrandimento’ e infine ‘occhiali’.

  • «Marì, ma tu ruorme co'e llente?»: 'Marino, ma tu dormi con gli occhiali?'

Gli occhiali sono stati un’innovazione la cui importanza oggi diamo per scontata, ma che costituì una rivoluzione e suscitò un’emozione, ai tempi in cui fu introdotta, difficile per noi da immaginare. La miopia è un problema che, per quanto diffuso, affligge una piccola parte della popolazione, ma la presbiopia, cioè l’incapacità di mettere a fuoco da vicino, è assolutamente inevitabile con l’avanzare dell’età. Per cui gli occhiali da lettura, che poi non sono altro che delle lenti di ingrandimento, consentirono di continuare a leggere e scrivere con facilità dopo i 50 anni d’età (Petrarca ne parla in modo entusiastico), agli artigiani di poter allungare la vita lavorativa anche di decenni, eccetera.

Con che parola fu denotata questa straordinaria novità tecnica? In napoletano ad esempio la parola di oggi, e’ llente, non significa solo ‘le lenti’, ma proprio tutti ‘gli occhiali’. Gli inglesi non hanno trovato nulla di meglio di glasses (i vetri), i tedeschi hanno usato Brille (il berillio, un minerale che veniva usato per molare le lenti). Già, lenti, cioè etimologicamente lenticchie. Perché le lenti, specialmente quelle da presbiti, hanno proprio la forma convessa delle lenticchie. E questo, parlando di occhiali, ci dà l’occasione di illustrare due concetti interessanti della linguistica. Una è la capacità di culture ‘forti’ di riutilizzare vecchie parole, anche apparentemente molto lontane e, con i nostri occhi di oggi, quasi ‘irrispettose’, per dare un nome a oggetti nuovi. Mentre l’italiano ha quasi perso questa capacità, e novità tecniche come mouse o cloud fatica a chiamarli ‘topo’ o ‘nuvola’, l’inglese lo fa in tutta tranquillità. E quando sentiamo che invece lo spagnolo chiama ratón il mouse, ci sembra ridicolo, e ci pare che l’aggeggio, chiamandolo ‘topo’, funzionerà peggio.

Non è stato affatto ridicolo invece nel ‘300 chiamare un prodigio della modernità come e' llente, gli occhiali, col nome di un umile legume. Ecco il concetto di ‘trasparenza’ lessicale: è vero che le parole sono in gran parte arbitrarie, ma è anche vero che le parole derivate, finché se ne percepisce la derivazione, ci appaiono ‘trasparenti’, termine tecnico per dire che il loro significato ci pare motivato. È il caso della parola occhiali, che sono appunto uno strumento per gli occhi; gli occhiali sono quindi trasparenti o meglio la parola che li denota, è ‘linguisticamente trasparente’. Poi però, col passare del tempo, questo legame tra parole in qualche modo si perde, non tanto agli occhi dell’etimologo, ma proprio nella percezione dei parlanti. Le relazioni tra parole diventano meno evidenti, o meglio diventano irrilevanti al parlante.

Come nessuno percepisce come particolarmente importante il rapporto tra il foglio di carta e la foglia dell’albero, se non a livello di aneddoto etimologico, allo stesso modo non si percepisce oggi alcun legame tra le lenti(cchie) – legumi – e le lenti degli occhiali, e nessun tedesco assocerà più gli occhiali (Brille) al berillio, che probabilmente non sa più neppure che cos’è. Le parole, e le relazioni tra esse, tecnicamente si opacizzano, e questa rete di rapporti cessa di essere evidente o rilevante. Quindi, se gli occhiali sono trasparenti, le nostre lente napoletane sono diventate totalmente opache.

Parola pubblicata il 11 Agosto 2025

Dialetti e lingue d'Italia - con Carlo Zoli

L'italiano è solo una delle lingue d'Italia. Con Carlo Zoli, ingegnere informatico che ha dedicato la vita alla documentazione e alla salvaguardia di dialetti e lingue minoritarie, a settimane alterne esploriamo una parola di questo patrimonio fantasmagorico e vasto.