Arbitrario

ar-bi-trà-rio

Significato Determinato senza vincoli, basato solo sulla volontà; dispotico; abusivo, illegittimo; capriccioso

Etimologia voce dotta recuperata dal latino arbitrarius, da arbiter ‘arbitro’.

  • «Procedi, è una scelta del tutto arbitraria.»

Nonostante sia una parola corrente, il suo uso spesso si rifugia in superficie, in frasi già sentite e dette. Perché in realtà ‘arbitrario’ è una parola difficile.
I dizionari si smarcano dicendo che l’arbitrario è ciò che è ‘fatto ad arbitrio’ — e grazie. Anche aggiungere che significa ‘abusivo’ o ‘illegittimo’ non migliora molto la situazione, perché sono esiti particolari, che non aiutano a dare un quadro complessivo del termine.

Ora, il problema dell’arbitrario, come forse s’intuisce, è l’arbitrio, da cui deriva. Come resta chiaro nel problema del libero arbitrio, l’arbitrio nasce come facoltà di giudizio, di scelta. C’è una certa cognizione di causa, nell’arbitrio — l’arbitro è investito della decisione. E forse proprio perché è uno, e quindi il suo giudizio è quello di una sola persona, questa cognizione si scolla da una giustificazione. Il punto rilevante diventa che la sua libertà è fondata solo sulla volontà. Quello dell’arbitrio non è un giudizio che implica criteri e parametri di razionalità, motivazioni, giustificazioni da cui viene regolato e a cui è vincolato: è una volontà che ha la volontà come solo argomento.

In astratto, qui, abbiamo un concetto sommo, quale è la scelta che non rende conto, che non manifesta i suoi perché. Ma capiamo bene che poi in concreto una scelta del genere è preoccupante. Noi viviamo di perché, aneliamo a dipanare il labirinto delle cause e degli effetti, e l’arbitrio, anche se è un mistero che ci accomuna, spicca coi profili poco rassicuranti del potere assoluto e dell’atto abusivo, e anche del capriccio. Il peggio della facoltà di scelta, insomma: il potere assoluto è ‘assoluto’ nel senso di ‘sciolto’ e quindi incondizionato; l’abuso esercita una libertà che incide come una violazione; il capriccio è intrinsecamente una bizzarria incomprensibile.

L’arbitrario quindi si pone su questa china ripida.
Puoi appoggiarlo in alto, dove non ha implicazioni negative. Qui puoi dire che una scelta arbitraria è una scelta basata solo sulla volontà, e quindi in un certo senso una scelta qualunque, sbrigliata — attenzione, perfino insignificante.
Si capisce bene quando per fare esempi matematici e fisici, posso introdurre una variabile di valore arbitrario, o posso studiare i risultati di certe equazioni in un sistema di coordinate arbitrario. Qui la libertà è piena perché quale sia la scelta effettiva non interessa (anzi il punto è che non deve interessare).

Similmente, parlando di linguistica, posso dire in molti casi che fra la parola e ciò che descrive, fra significante e significato, c’è un rapporto arbitrario — ‘gatto’ non assomiglia a un gatto, e in giapponese lo chiamo ‘neko’ senza nessi maggiori. Difatti i fonosimbolismi, le onomatopee, non rientrano nel caso, non hanno un rapporto arbitrario con ciò che significano, perché sono costruite per assomigliare a un elemento reale.
E in discorsi più comuni possiamo qualificare come arbitraria la scelta di un nome per un personaggio; sarà arbitrario l’ordine che facciamo al ristorante davanti a un menu in una lingua ignota; e da chi far partire il giro è del tutto arbitrario.

Ma di qui l’arbitrario scivola. Diventa il soggettivo e l’opinabile, come quando critichiamo un’interpretazione arbitraria dei fatti, o il paradigma arbitrario di una disciplina. E peggio, diventa come anticipavamo il dispotico, l’illegittimo e il capriccioso. La squadra di lavoro, insofferente, corre dietro alle decisioni dell’amministrazione che paiono arbitrarie; esercito in modo arbitrario le mie ragioni quando uso violenza e minacce per ottenere ciò che (credo) mi spetta, invece di rivolgermi a un tribunale; e l’acquisto arbitrario fatto per mera ostentazione, poi, non ci servirà a niente.

Una parola complessa, che chiede e offre pensieri articolati — ma che alla fine, esplorata bene dall’alto in tutto il suo disegno, non è nemmeno troppo ostica.

Parola pubblicata il 09 Settembre 2024