Linceo

lìn-ce-o

Significato Proprio della lince; acuto, penetrante, nella vista e nell’ingegno

Etimologia voce dotta recuperata dal latino lynceus, prestito dal greco lýnkeios, propriamente ‘con la vista acuta come Linceo’, personaggio mitico del gruppo degli Argonauti, il cui nome deriva da lýnx ‘lince’.

  • «Certe intuizioni lincee sono proprio da lei.»

L’Accademia Nazionale dei Lincei è una delle istituzioni scientifiche più famose e prestigiose del nostro Paese e non solo: diramata su ogni branca del sapere, raduna fra le migliori menti che vi indagano. È probabilmente il caso più eccellente (o forse l’unico che abbiamo presente) dell’uso di questo termine, ‘linceo’, che però possiamo usare facilmente col respiro generale — elegante e icastico — che ha informato questo riferimento accademico. Infatti, anche se è un animale schivo e difficilissimo da notare nel suo ambiente naturale, almeno in questa parola non è difficile scoprirci dentro la lince. E come scopriremo, c’è anche altro.

(Nota riguardo agli accenti. Il sostantivo che indica l’appartenente all’Accademia dei Lincei è lincèo; ma fuor di accademia, l’aggettivo di cui parleremo è lìnceo.)

La lince, si sa, è un felino grossotto, con ciuffi di pelo sulla punta delle orecchie, coda tozza, zampe posteriori che la rendono particolarmente capace nel salto, e pelo morbidissimo (almeno così si dice, non ho potuto verificare con mano). È diffusa in buona parte del mondo, fra Asia, Europa e Nord America — ma ha una caratteristica talmente proverbiale che forse è alla base del suo stesso nome: una vista portentosa.

Il latino lynx è un prestito del greco lýnx, che è dibattuto abbia o meno un’ascendenza indoeuropea; chi la sostiene la ricollega a una radice ricostruita come leuk- (che riconosciamo nella nostra ‘luce’) che potrebbe riferirsi ai suoi occhi brillanti, specie nel buio, o direttamente alla vista acuta. Si potrebbe così imparentare col verbo greco leússo ‘guardare’.

Ora, se qualcuno (per caso) ha un po’ fresche le avventure degli Argonauti — guidati da Giasone alla ricerca del vello d’oro — potrebbe ricordare che uno di loro, un principe di Messene, aveva nome Linceo (Lynkeús). L’avventura degli Argonauti è un po’ come i ritrovoni dei supereroi Marvel, un variegato gruppo di Avengers ciascuno sol suo superpotere, e Linceo, come la lince da cui prende il nome, aveva giusto una vista prodigiosa — anche più di una lince, in verità, posto che vedeva dietro le cose e anche sotto terra. Naturalmente, sulla nave Argo faceva da vedetta. L’aggettivo greco lýnkeios, come il latino lynceus, più che significare ‘dalla vista acuta come una lince’, significa propriamente ‘dalla vista acuta come Linceo’ — ed è da qui che il termine si conserva e trasmette in latino e italiano.

Quando nel 1603 un primo gruppo di studiosi fondò l’Accademia dei Lincei, la metafora che avevano in mente era quella di chi avesse una vista prodigiosa nell’indagine scientifica. Ma possiamo anche parlare dell’acume linceo con cui indoviniamo un certo segreto, della precisione lincea con cui notiamo gli errori altrui, della critica lincea all’opera filosofica che apre tutto un nuovo filone di pensiero. L’acutezza della vista (che la lince in effetti pare avere in certa misura, e anche di notte, ma come dopotutto hanno anche altri felini — non è un caso così tanto straordinario), nel linceo si fa anche acutezza d’ingegno, sagacia, perspicacia, intuito sottile e penetrante.

È un termine che si fa notare perché è elevato ma tutt’altro che astruso: dentro, il riferimento mitologico a Linceo quasi non si vede. E naturalmente il linceo si presta anche bene all’ironia, come quando parlo della mia trovata lincea di una scorciatoia che ha raddoppiato i tempi di percorrenza. Davvero da tenere in caldo.

Parola pubblicata il 25 Settembre 2023