Ludibrio

lu-dì-brio

Significato Beffa, scherno; zimbello

Etimologia voce dotta recuperata dal latino ludìbrium ‘scherno, irrisione’, derivato di lùdere ‘farsi gioco di qualcuno’, a sua volta da ludus ‘gioco, scherzo’ .

  • «Dopo lo sbaglio è stato esposto al pubblico ludibrio.»

Rapida e corposa, entra volentieri nei nostri discorsi ma è una parola tagliente sotto diversi profili. Il fatto che sia un latinismo abbastanza evidente le dà subito un passaporto da registro alto, adatta ai discorsi più sorvegliati e a quelli che si vogliono distinguere. D’altro canto vive un certo irrigidimento in espressioni come ‘pubblico ludibrio’, che le impongono una caratterizzazione molto precisa, a scapito della storica versatilità; inoltre ciò che significa è per opposto piuttosto grezzo, perfino plebeo. Ma non è anche scherzosa? Vediamo dove ci porta.

Il ludibrium latino è lo scherno, la beffa, la derisione, e chi o ciò che ne è oggetto: la derivazione che si fa notare facilmente è da lùdere ‘farsi gioco di qualcuno’, da ludus, che probabilmente conosciamo col significato di ‘gioco, scherzo’. Il ludibrio avrebbe quindi questo respiro amplissimo — quanto può essere quello dello scherno e dello zimbello insieme. Si potrebbe quindi parlare dei ludibri che si scambiano due amici, dei gesti di ludibrio del bambino, come anche della mia solita torta che è il ludibrio della famiglia. Però sono modi d’uso che ci paiono strani, rispetto alla norma corrente.

Il ludibrio per noi si assesta sulla derisione in una prospettiva pubblica che è puntualmente specificata: che si parli esplicitamente di pubblico ludibrio, che si esageri in ludibrio planetario e simili, di un’esposizione al ludibrio altrui, è una prospettiva ormai caratterizzante — il ludibrio in un orizzonte privato suona strano, anche se non avrebbe ragione d’esserlo. Questo ha degli effetti profondi sul termine.

Lo scherno e la beffa che hanno dimensioni più circoscritte, e magari equilibri più paritetici fra chi fa e chi subisce, chi risponde e chi rincassa, possono esistere in rapporti di scherzo condiviso, mentre la derisione pubblica implica una messa alla berlina, uno squilibrio radicale — e tale sembra diventare univocamente il ludibrio.
Non che in questo ci sia niente di nuovo: il pubblico ludibrio è vecchio quanto la società. Ma non è nemmeno nuova la notizia che la gogna sia uno strumento pericoloso, che l’assalto d’irrisione da parte della moltitudine non sia fertile.

L’attrazione nella sfera pubblica del ludibrio in questo modo diventa uno dei tasselli che compongono il lato oscuro del riso — che può avere tutta la luce di ironia, satira, autoironia ma anche tutta la cupa divisività del sarcasmo e, appunto, di questo genere di ludibrio.
Colto questo carattere, il gusto latino marca una certa distanza rispetto alla derisione pubblica — non senza sfumati di psicologia della folla.

Quando la parola alta indica il fenomeno basso può sfatarlo, e quindi possiamo parlare di come un’osservazione estremamente ragionevole abbia suscitato il ludibrio di una certa platea; ma può anche essere spassionata, priva di giudizi negativi, come quando ci diverte il pubblico ludibrio che si è tirato addosso il personaggio detestabile (per noi). In questi casi è una parola che aiuta a indicare come non si partecipi al ludibrio, che è sempre un po’ plebeo, ma lo fa considerare come normale fatto del mondo.

Insomma, è una parola che si porta dietro una complessità notevole non perché sveli un concetto ostico, ma perché nella nostra realtà (anche interiore e di volta in volta) è multiforme.

Parola pubblicata il 16 Agosto 2023