Messia

Parole semitiche

mes-sì-a

Significato Figura attesa alla Fine dei Tempi, comune, seppur con delle differenze, alle escatologie delle tre fedi monoteiste ebraica, cristiana e musulmana; nell’antico testamento, persona a cui è stata somministrata l’unzione divina (ad esempio un re), nel nuovo testamento Gesù Cristo; salvatore, liberatore, persona attesa da cui ci si aspetta molto

Etimologia dall’ebraico mashīaḥ, attraverso il greco messías e il latino ecclesiastico messīas. La radice trilittera semitica all’origine è m – sh – h, che si è sviluppata anche nell’arabo con lo stesso esito semantico, cioè ‘cospargere d’olio’.

Con questa parola arriviamo al cuore del credere come atto di pura fede che, agli occhi del non credente, è invece pura follia. Partiamo dall’uso figurato e spicciolo che si può fare di questo termine: non startene lì impalato, che stai aspettando, il messia? Il nuovo amministratore si crede un messia. Hanno salutato il nuovo sindaco come il messia.

L’uso più comune di questa parola rivela una caratteristica essenziale associata al Messia: l’attesa, e l’aspettativa di un grande rinnovamento. In effetti è una figura escatologica, cioè che appartiene alla Fine dei Tempi, al momento ultimo: l’islam aspetta il Mahdī, l’ebraismo è in attesa del Re vittorioso della stirpe di Davide che unirà Israele (detto molto succintamente), il cristianesimo, invece, anela alla seconda venuta di Gesù Cristo, figlio di Dio. La parola Cristo, dal greco Christós, con l’uso è diventata nome proprio da affiancare a quello di Gesù, ed ha lo stesso significato del mashīaḥ ebraico, cioè ‘unto’. Il nome di uno degli olii delle liturgie cattolica e ortodossa, il crisma, ha la stessa radice, e genera il nome del sacramento della confermazione, la cresima.

Perché unto? Perché l’olio era ed è una sostanza preziosa. In Israele l’unzione sacra era appannaggio dei re e dei sacerdoti. Mosè, ad esempio, cosparge d’unguento il fratello Aronne, che sarà il capostipite della dinastia dei kohanim, i sacerdoti d’Israele; Samuele, profeta e giudice biblico, unge sia il re Saul che il re Davide. Ungere d’olio aromatico era un gesto con valenza sacra, annodava la persona a Dio in modo indissolubile, rendendola parte di una relazione privilegiata. Va segnalato anche che presso gli ebrei era giunta da oriente l’usanza di cospargere d’olio l’invitato in casa propria. L’unzione diventava quindi passaggio, trasformava un mero straniero in ospite, così come trasformava un uomo normale in re.
Re… ecco: il messia dell’attesa ebraica è un sovrano glorioso, vittorioso, unto del Signore come Saul e Davide, non l’umile falegname di Nazareth morto in croce come un ladrone qualunque.

Ma anche Gesù fu unto fisicamente: numerosi sono i passi del vangelo in cui donne peccatrici, ora anonime ora conosciute (Maria sorella di Lazzaro, per nominarne una), gli si gettano ai piedi ungendoglieli o gli cospargono il capo d’olio profumato. Destano così la disapprovazione degli uomini presenti, talvolta dei farisei, talaltra degli apostoli stessi. Questi episodi possono essere letti sia come unzione di Gesù perché riconosciuto Messia dalla donna che gli offre l’olio, sia come anticipazione della passione e della morte. Infatti, anche i defunti erano cosparsi d’unguento per preparare il corpo alla sepoltura.
A Gerusalemme, nella Basilica del Santo Sepolcro, vi è la cosiddetta ‘pietra dell’unzione’, una lastra su cui pare il corpo deposto dalla croce fu posato e unto prima di essere avvolto in teli e trasportato nel sepolcro.

Insomma, nella parola messia è racchiuso un coacervo di concetti teologici ed escatologici, di problemi relativi alla ricostruzione storica e antropologica, e di sfumature linguistiche eloquentissime. Potremmo dire che è la parola che in sé riassume l’essenza stessa della fede: l’attesa della venuta di un Salvatore promesso, unto di Dio.

Parola pubblicata il 04 Dicembre 2020

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.