Metempsicosi

me-tem-psi-cò-si

Significato In certe dottrine religiose e filosofiche, reincarnazione, trasmigrazione dell’anima

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo metempsychòsis, prestito dal greco metempsýkhosis ‘trasmigrazione dell’anima’, derivato di metempsychôusthai ‘trasmigrare da un corpo a un altro’, da émpsykhos ‘essere animato’ — a sua volta da psykhé ‘anima’ col prefisso en- ‘in-’ — col prefisso meta- ‘oltre’.

È una parola estremamente carismatica, che si fa riconoscere e ricordare sia per il suo ingombro greco, sempre d’impatto e sempre elegante, sia per il significato — punto fascinoso e suggestivo di filosofie e dottrine antiche e contemporanee. Spesso si incontra a scuola, se nel corso degli studi è previsto un tête-à-tête con Pitagora, con Platone.

Viene volentieri parafrasata come ‘trasmigrazione delle anime’: anche con poverissimi rudimenti di greco ci si può riconoscere in testa il prefisso meta- col significato di ‘dopo, oltre’, ma anche uno psykhé nella radice, cioè ‘anima’. In effetti è un derivato di émpsykhos (‘animato’, letteralmente con un’anima dentro, en-), col prefisso meta-. Insomma, un’ultranimazione, un essere susseguentemente animato, e quindi una trasmigrazione dell’anima, o più semplicemente una reincarnazione.

La contempla Pitagora nella sua dottrina esoterica, fortemente influenzata dai culti orfici, in base alla quale l’umano è decaduto dalla purezza originaria e solo con grandissimo sforzo morale e intellettuale, di reincarnazione in reincarnazione, può riconquistarla e liberarsi dal ciclo delle rinascite. Una dottrina che ricorda da vicino il ciclo di reincarnazioni del samsara orientale, nevvero?

In maniera più mitica e memorabile (anche se non coerente) ne parla Platone. Ne fa parlare Socrate nel Fedro, dialogo in cui affronta l’idea di anima, ne fa parlare Socrate morente nel Fedone, ne parla nella Repubblica— col suo ultimo mito, il mito di Er, un soldato che si rianima dopo un breve stato di morte, e che testimonia l’aldilà, e il modo in cui l’anima trasmigra tornando in corpi nuovi.

Sono molte e ricche le dottrine metafisiche che vi hanno ricorso e vi ricorrono. Ma curiosamente, nonostante una notevole celebrità dal Cinquecento in poi, è un termine che è rimasto stretto nei suoi confini di termine tecnico. C’è chi lo ha esteso alla metamorfosi, alla mutazione, all’evoluzione, ma sempre in maniera rapsodica, senza affermazioni d’uso diffuse e popolari. Certe estensioni figurate che sono state percorse erano davvero calzanti — come la metempsicosi dei testi nelle traduzioni in lingue straniere, o la metempsicosi dei governi con rimpasti minimi. Ma questa resta una di quelle parole il cui magnetismo non risiede in usi versatili e potenti; risiede pianamente in ciò che racconta, nel suo forte tratto greco, nella filosofia e nella credenza che richiama — forse, nel ricordo del suo apprendimento scolastico.

Parola pubblicata il 19 Settembre 2020