Millenarismo

mil-le-na-rì-smo

Significato Credenza nell’approssimarsi dell’apocalisse (in particolare dell’instaurazione del regno millenario di Cristo), propria di diversi movimenti religiosi di diverse epoche; propensione psicologica a credere in rivoluzioni e in rivolgimenti prossimi, distruttivi e rinnovatori

Etimologia da millenario ‘di mille anni’, in riferimento a un periodo di mille anni citato nell’Apocalisse di Giovanni.

  • «Stavolta dice che ora che siamo nell'Era dell'Acquario arriverà un grande vento solare e risparmierà solo chi è connesso psichicamente alla terra. Prima non era così millenarista.»

Una parola squisita, che si colloca nell’ameno giardino dell’apocalisse — e che è in grado di darci un importante strumento in più, una tempera diversa per spennellare certi concetti senza tinte fosche fin troppo correnti e sgraziate. Ma andiamo con ordine: che diavolo è il millenarismo?

Anche in questo caso abbiamo un significato proprio, di ambito storico, e un significato più esteso — che ci interesserà di più per un uso comune.

Popolarmente colleghiamo il ‘mille’ alle superstizioni riguardo alla fine del mondo che sarebbe dovuta occorrere proprio intorno all’anno 1000, ma oltre al fatto che queste superstizioni sono in massima parte un’invenzione a posteriori per rabbuiare il mito dei secoli bui, non è questo il ‘mille’ di cui parla il millenarismo.

Ora, c’è chi avrà annusato che l’Apocalisse di Giovanni, libro di rivelazioni escatologiche, sui destini ultimi del mondo, non è il più chiaro e diretto fra i libri. Dire che si presta a una grande varietà di interpretazioni allegoriche e anagogiche è un eufemismo: è stato compulsato per millenni e ne è stato tirato fuori di tutto.

Il passaggio che cerchiamo oggi è verso la fine della rivelazione. Forse non tutti sanno che alla fine dei tempi, secondo l’Apocalisse di Giovanni, non ci sarà un singolo scontro fra forze del bene e forze del male, ma ci saranno due mancheSatana è dato perdente entrambe le volte. Dopo la prima, Cristo, incatenato il serpente antico, instaurerà sulla terra un nuovo regno (retto direttamente da lui e da chi ha testimoniato, cioè da chi ha subìto il martirio), della durata appunto di mille anni. In seguito Satana ci riproverà, o meglio sarà lasciato libero, si riorganizzerà per sedurre le nazioni, muoverà guerra con Gog e Magog: l’intera banda sarà allora distrutta definitivamente, compresa la morte, e a parte lo stagno di fuoco e zolfo in periferia resterà solo la Gerusalemme celeste.

Storicamente il millenarismo è una compagine di movimenti diversi che in diversi tempi e diversi contesti (ma specie nell’eresia cristiana) hanno profetizzato l’imminenza di quei mille anni. Certo, significa profetizzare nientemeno che l’apocalisse, ma il fuoco incentrato sui mille anni di giustizia conferisce alla profezia un’apertura maggiore rispetto alla mera distruzione universale che di solito si collega al concetto di ‘apocalisse’. Certo si paventano distruzioni, rivoluzioni, ma si prospetta anche l’esito dell’instaurazione finale (o provvisoriamente finale, vista la seconda manche, che però a quel punto è poco più di una drammatizzazione teatrale) di uno stato di cose finalmente giusto, retto, desiderato.

Di qui i millenarismi storici trascolorano in profezie più spicciole, in propensioni psicologiche più attuali, che volentieri lasciano l’escatologia per l’astrologia, la tecnologia e la geopolitica: si può parlare del millenarismo di chi vede nella nuova congiunzione stellare il segno per una trasformazione radicale che farà crollare strutture maligne e fiorire quelle benigne; dell’amico millenarista che ci parla di come nuove tecnologie energetiche, mediche e computazionali faranno crollare la società che conosciamo oggi per rifondarla — e non sarà indolore; di come la collega viene tacciata di millenarismo quando dà per ormai sicuro l’avvento di una nuova impensata superpotenza che porterà alla fine della storia.

Ombre incombenti e promesse di catarsi si avvicendano nel millenarismo, con una profondità e un’articolazione di significato che lo eleva un po’ rispetto alle normali concezioni di scenari da film di terz’ordine.

Parola pubblicata il 26 Aprile 2022