Norna

nòr-na

Significato Nella mitologia norrena, ciascuna delle tre divinità, omologhe di Parche romane e Moire greche, presiedono al destino di esseri umani e divini

Etimologia dall’antico nordico norn, probabilmente dal termine dialettale della Svezia norna, nyrna ‘comunicare segretamente’.

  • «Chissà che cos'hanno deciso le Norne per lui.»

Se parliamo di ciò che le Norne hanno previsto per qualcuno, o del contegno da norna con cui l’amica profetizza lo sviluppo di una situazione complessa, o notiamo l’ironia delle Norne in un esito paradossale, stiamo facendo un riferimento alto, semplice eppure parecchio intricato.

I profili di queste ragazze li conosciamo: sono omologhe norrene delle Parche romane e delle Moire greche, quindi nientemeno che preposte alla determinazione del destino umano e divino. Ma c’è qualche differenza rispetto alle colleghe mediterranee.
Innanzitutto, queste possono contare sulla partecipazione a una valanga di racconti che ci sono arrivati, estesi da mani che per lungo tempo non hanno avuto nei loro confronti una cristiana ostilità. Invece le fonti nordiche sono sparute e tarde, e spesso le voci che parlano della mitologia norrena la leggono già come vile paganesimo (per questo spiccano come testimonianze particolarmente importanti i testi dell’Edda poetica e dell’Edda in prosa). Quindi, riguardo alle Norne, è normale avere le idee poco chiare.

Sono tre, ma potrebbero anche essere di più. La loro natura e statura sovrumana è incerta. Non è nemmeno univoco se filino anche loro solo il destino personale (più lungo il filo più lunga la vita), se filino e tessano un arazzo universale, se incidano rune raccontando le storie personali di tutte le creature, o se queste rune servano da cartone d’arazzo per la tessitura. Fra i loro compiti c’è anche la cura giardiniera di Yggdrasil, l’albero del mondo, che salvano da siccità e marciumi radicali. Vivono presso una delle sue radici, al pozzo di Urðarbrunnr, letteralmente ‘pozzo del fato’ (‘ð’ si legge come il ‘th’ nell’inglese ‘the’). Urðr, ‘fato’, è peraltro il nome della prima norna.

Ora, se il nome delle Parche appartiene alla famiglia del verbo latino pàrere, che è partorire, generare e procurare, se il nome delle Moire scaturisce dal verbo greco meíromai, ‘assegnare le parti’, quello delle Norne sembra che nasca da un riferimento meno lineare. Nel nordico antico (lingua del ceppo germanico settentrionale, da cui originano danese, svedese, norvegese, islandese, faroese) abbiamo il termine norn; secondo la ricostruzione più recente trae origine da un termine dialettale della Svezia, norna, nyrna, che ha il significato di ‘comunicare segretamente’. Dopotutto l’azione delle Norne ha un deciso sapore di complotto: ogni loro deliberazione resta un mistero per chiunque tranne che in casi più che eccezionali — anche se certa è la fine per ogni essere terrestre e celeste, in questa mitologia. Agiscono in un’ombra cosmica, e nel loro numero di tre riflette l’articolazione di passato, presente e futuro.

Il riferimento alle Parche in italiano ha una storia plurisecolare. Anche quello alle Moire, seppur più recente, ha una certa storia. Quello alle Norne, invece, è quasi novecentesco. Probabilmente il cavallo di Troia per questo prestito è stata l’opera di Wagner: in particolare compaiono nell’ominoso prologo della Götterdämmerung (‘Il crepuscolo degli dei’), l’ultima opera della tetralogia L’anello del Nibelungo.

Abbiamo visto quali possono essere similitudini e analogie da usare nei nostri discorsi per coinvolgere le Norne — non profete, ma autrici di un destino. Profili del genere si riconoscono e immaginano facilmente, sia nella serietà sia nell’ironia. Ma c’è da capire quale sia la differenza con le colleghe meridionali. Parche e Moire sono sentieri più battuti e più al sole. Possono suscitare qualche incertezza per via di omografie e omofonie (una parca è taccagna? E Moira chi?), ma sono riferimenti più piani, e hanno un’altezza più riconoscibile. Le Norne, nella lontananza delle radici di Yggdrasil, sono per noi creature (creature?) più umbratili, ombrose ed evanescenti.

Parola pubblicata il 23 Dicembre 2023