Opalescente
o-pa-le-scèn-te
Significato Che ha aspetto di opale, che brilla come un opale, che ha riflessi lattiginosi e iridescenti al tempo stesso
Etimologia da opale, attraverso il latino opalus, dal greco opallios, prestito di origine orientale, forse con un’origine nel sanscrito upalas, cioè ‘pietra’.
- «Dalla vetrata entrava un lieve lucore opalescente.»
Parola pubblicata il 29 Dicembre 2024
L’opalescente è ciò che possiede le caratteristiche di luminosità e di brillantezza tipiche della pietra d’opale, una gemma molto bella e delicata, che può rompersi facilmente. Tecnicamente gli opali sono dei minerali colloidali amorfi di silice idrata, i cui giacimenti principali si trovano in Australia, Brasile ed Etiopia.
L’etimologia ci racconta una storia antica: attraverso il latino opalus risaliamo al greco opallios, per poi volgerci, con molta probabilità, verso oriente. La parola sembra infatti essere giunta dal sanscrito upalas, ovvero ‘pietra’. Un cammino lungo ma morbido, avvolto dalle sete e dalle pelli in cui le gemme erano custodite dai mercanti che solcavano mari e terre per portarle in Europa dai giacimenti d’Etiopia.
La loro reputazione è bicipite: da una parte i più superstiziosi considerano gli opali portatori di disgrazie e malasorte. La responsabilità di tale nomea va ascritta, oltre che a varie leggende e a diverse morti tragiche occorse in famiglie blasonate, in larga parte a Sir Walter Scott, nel cui romanzo Anne di Geierstein uno dei personaggi muore mentre porta un fermaglio di opali nella lunga chioma. D’altra parte, però, tali preziosi sono apprezzati per la loro indiscutibile bellezza, che si manifesta in bagliori arcobaleno luminosissimi, lampi fluorescenti che occhieggiano da una nube lattescente che varia dal bianco puro al ceruleo, dall’azzurro profondo all’arancio caldo di una pesca, fino addirittura al rosso fiammeggiante dell’opale di fuoco e al nero torbido.
Ed è proprio tale luminosa meraviglia che ha colpito l’ingegno umano che, nello studio della mineralogia, ha quindi osservato il fenomeno del pleocroismo, cioè di variazione cromatica dipendente da una certa dispersione ottica che è osservabile in alcuni cristalli, fra cui l’opale. D’altra parte è storicamente considerata importantissima in quanto ‘gemma che contiene tutti i colori di tutte le gemme al suo interno’. Plinio il Vecchio (chi altri se non lui) ha parlato degli opali nella sua Naturalis historia; nel folklore arabo essi furono creati da un fulmine che lasciò particelle di sé imprigionate nella pietra… quasi ogni cultura ha storie o leggende legate all’opale e alla sua magnifica opalescenza.
Questo fenomeno, però, non si attaglia esclusivamente alle gemme: possiamo infatti osservare come la goccia di latte caduta sul tavolo sia opalescente, ci perdiamo nell’osservazione della superficie opalescente delle pozzanghere sull’asfalto alla luce del sole dopo l’acquazzone e acquistiamo le nuove palline di vetro dell’albero di Natale che hanno un meraviglioso effetto opalescente. C’è un punto da chiarire, però, e riguarda la differenza tra l’iridescente e l’opalescente: il primo è schiettamente legato all’arcobaleno, alla divisione della luce nel suo spettro coloratissimo. L’opalescente è meno netto, più lattiginoso, come se l’arcobaleno fosse avvolto dalla nebbia. Iridescente sarà un occhio di gatto, opalescente sarà, ahimè, un occhio appannato dalla cataratta.