Palinsesto

pa-lin-sè-sto

Significato Manoscritto antico, specie su pergamena, da cui sia stato raschiato via un testo e sovrascritto uno nuovo; scritto pieno di correzioni e cancellature; schema analitico delle trasmissioni radiofoniche o televisive in programma; programmazione

Etimologia voce dotta recuperata dal latino palimpsèstos, prestito dal greco palímpsestos, composto di pálin ‘di nuovo’ e di un derivato di psáo ‘grattare, raschiare’.

  • «L'evento ha un palinsesto ricchissimo.»

Come le persone, anche le parole hanno sorti imprevedibili. ‘Palinsesto’ sarebbe rimasto un vero e proprio tecnicismo del campo della filologia, votato a descrivere un fatto del mondo molto particolare — importante e marginale. Ma invece ha trovato una nuova sistemazione di significato, a dir poco di massa. Un classico, il ricercatore assorto e lunare che si ritrova catapultato in un mondo d’azione.

Il greco palímpsestos è letteralmente un ‘raschiato di nuovo’, e già nell’antichità indicava il manoscritto da cui era stata grattato via l’inchiostro per poterci scrivere sopra qualcos’altro. Insomma, un modo per poter riutilizzare un foglio già scritto. Però nell’antichità greca e romana questa non fu una pratica di primo rilievo: poteva anche essere comune, ma il papiro era economico e abbondante.
Fu con l’espansione islamica che le catene di commercio del papiro si ruppero, tagliando fuori l’Europa (mentre a Oriente la medesima espansione s’impadroniva della tecnologia cinese della carta): nel frattempo, l’unico supporto rimasto per scrivere era tragicamente costoso. La pergamena infatti è pelle, e per un libro possono servire interi greggi.

Per questo motivo qualunque foglio di pergamena, sciolto o rilegato, che non dimostrasse un valore e un’utilità stringente era a rischio d’essere raschiato per far posto a qualcosa di nuovo.
Siamo in un’abbazia in pieno medioevo: se capita nello scriptorium il manoscritto di un libro di cui si parla in tutto il continente, seriamente ti fai scappare la possibilità di copiarlo e di aggiungerlo alla biblioteca solo per penuria di pergamena? Si possono cancellare dei testi secondari, dei testi pagani, dei testi obsoleti, dei testi scritti in una lingua straniera ignota, e così fare spazio. In questo modo i monaci di allora guadagnano il testo di grido, magari sacrificando un testo che per la filologia contemporanea sarebbe stato inestimabile. Sarebbe solo una storia un po’ triste di necessità e coperte corte, se non fosse che nel palinsesto non tutto ciò che è raschiato via è perduto.

Ci sono dei procedimenti che permettono di recuperare ciò che era scritto prima su quella pergamena — all’inizio erano procedimenti chimici che mettevano a repentaglio la conservazione del supporto, oggi abbiamo mezzi fotografici più raffinati e rispettosi. Quando nell’Ottocento si capì che erano possibili recuperi del genere, si aprì un’era di grandi stupefacenti riscoperte — ricordiamo quelle importantissime del cardinale Angelo Mai, che fra l’altro ritrovò in un palinsesto il De Republica di Cicerone, ritrovamento che fu anche celebrato da Leopardi giusto nella canzone Ad Angelo Maj.

Questa storia dei palinsesti piacque, piacque moltissimo, tanto che la parola scalpitava per trovare altri usi fuori da questa stretta cornice filologica.
Divennero palinsesti, scherzosamente, fogli pasticciatissimi, pieni di cancellature e riscritture; il criminologo Cesare Lombroso chiamò palinsesti dal carcere i disegni e gli scritti sui muri delle celle, continuamente ritracciati e rimbiancati; ma fu con la radio e quindi la televisione che il palinsesto trovò il suo sbocco di massa.

La programmazione delle trasmissioni ha sempre lo stesso schema, lo stesso supporto — un calendario analitico con settimane, giorni, orari. E però è una programmazione che viene continuamente raschiata e riscritta: è così che quello schema di programma si appropriò del nome di palinsesto, che successivamente divenne in genere il programma.

Così parliamo del vuoto del palinsesto della settimana, dei punti forti del palinsesto di un canale, e ci confrontiamo sul palinsesto della kermesse cittadina — rievocando il paziente grattare del monaco che fa spazio per nuovi testi.

Parola pubblicata il 22 Febbraio 2023