Pitagorico
Parole della scienza classica
pi-ta-gò-ri-co
Significato Conforme alla dottrina di Pitagora; parco, frugale; tavola delle moltiplicazioni; sistema cosmologico
Etimologia dal greco Pythagorikós (derivato di Pythagóras (Pitagora) attraverso il latino Pythagoricus.
- «Hai ripassato la tavola pitagorica?»
Parola pubblicata il 02 Giugno 2023
Parole della scienza classica - con Aldo Cavini Benedetti
La lingua è costellata di termini che parlano della scienza antica e classica, e dei suoi protagonisti. Con Aldo Cavini Benedetti, un venerdì su due recupereremo la loro splendida complessità.
Per parafrasare il Manzoni: «Pitagora! Chi era costui?». Secondo una storia che lo riguarda, sarebbe stato lui stesso a rispondere, infatti giungendo a Fliunte, al Tiranno locale che gli chiese: «Chi sei?» avrebbe risposto coniando una nuova parola: «Sono un filosofo», letteralmente amante della sapienza. Creando così una categoria che avrebbe avuto molta fortuna nei secoli e millenni a seguire.
Famosissimo, antico al punto di essere forse un personaggio più leggendario che reale, di lui si hanno pochissime notizie. Nato a Samo fra il 580 e il 570 a.C. fondò a Crotone una celebre scuola (secondo i detrattori, si sarebbe trattato più di una setta segreta) che ebbe una grande influenza nel mondo antico. Peraltro, le inclinazioni a una sobria frugalità che gli erano proprie hanno fatto sì che l’aggettivo ‘pitagorico’ sia diventato un sinonimo letterario di ‘parco, frugale’. Una cena pitagorica, in questo senso, non ha a che vedere con la matematica.
Già, ma a Pitagora sono attribuite molte cose in questo ambito, come il celebre Teorema di, la scoperta dei numeri irrazionali, e la Tavola Pitagorica – a proposito della quale bisogna spendere due parole, perché in realtà essa… non ha niente a che fare con Pitagora!
In origine, per Tavola Pitagorica si intendeva in effetti un tipo di abaco a scacchiera (una specie di pallottoliere) inventato verso il III secolo d.C..
A quei tempi erano di uso comune anche dei prontuari, tavole in cui erano presentati i risultati di semplici operazioni: fra queste, le Tavole di Moltiplicazione, proprio ciò che noi oggi chiamiamo Tavola Pitagorica. Dunque cos’era Pitagorico, lo strumento di calcolo o la tavola? La confusione nasce con il trattato De Istituzione Arithmetica, scritto da Severino Boezio nel V secolo, il quale disegnò una Tavola di Moltiplicazione attribuendole per errore il nome di Tavola Pitagorica. Il fattaccio è stato poi riconosciuto, ma solo nel XIX secolo, quando ormai la Tavola Pitagorica era diventata sinonimo… di angheria da scuole elementari!
A Pitagora sono attribuite alcune scoperte astronomiche, come la sfericità della Terra, che prima di lui era stata immaginata piatta da Talete, e cilindrica da Anassimandro, ed il fatto che le due stelle, che gli antichi chiamavano rispettivamente Lucifero, brillantissima, visibile solo in certi periodi verso est prima dell’alba, e Vespero, visibile solo verso ovest dopo il tramonto, fossero in realtà uno stesso astro, il pianeta Venere.
L’interesse per l’astronomia andò sviluppandosi sempre più fino ad arrivare alla definizione di uno straordinario modello cosmologico, che non è attribuito proprio a Pitagora, ma a Filolao da Crotone, allievo di seconda generazione della scuola pitagorica: vediamo come era fatto.
Avendo forma sferica, il cosmo ha due limiti estremi: il centro e la superficie, entrambi occupati dalla sostanza più nobile di tutte, il Fuoco. Fra questi due fuochi girano ben dieci sfere, la più esterna delle quali è completamente opaca salvo presentare una miriade di piccoli fori che fanno trafilare la luce del fuoco esterno: ecco così giustificata la luminosità delle stelle.
Procedendo verso l’interno, dopo la sfera delle Stelle ci sono quelle dei cinque pianeti Saturno, Giove, Marte, Venere e Mercurio, poi le sfere di Sole, Luna e Terra: trasparenti, trasportano i rispettivi corpi celesti che riflettono la luce del Fuoco Centrale, compreso il Sole che quindi non brilla di luce propria.
Ora, se contiamo le sfere elencate finora, ne troviamo solo nove; ma ciò era ritenuto impossibile nell’ambito della dottrina pitagorica, in cui era venerato il numero dieci! Per superare questo inciampo viene dunque inserita una sfera aggiuntiva che serve per portare una fantomatica Antiterra, corpo celeste che, secondo alcune interpretazioni, avrebbe lo scopo di generare le eclissi.
Nel sistema di Filolao ci sono dunque ben due corpi estranei: il Fuoco Centrale e l’Antiterra; e com’è che non li vediamo mai? Perché la Terra sarebbe popolata solo nell’emisfero esterno, quello rivolto verso le stelle; e non solo il Fuoco Centrale, ma anche l’Antiterra, si troverebbero sempre sotto ai nostri piedi, impossibili da scorgere. Peraltro sulla posizione esatta di questa Antiterra si trovano almeno due interpretazioni: interposta fra Terra e Fuoco Centrale, oppure dal lato opposto rispetto allo stesso Fuoco Centrale.
Questo sistema cosmologico è assolutamente originale, non essendo né geocentrico né eliocentrico: Galileo si riferirà infatti ad esso come al sistema pitagorico, alternativo a quelli tolemaico e copernicano. Moderno per certe cose, arcaico per altre, rende conto di molti fenomeni come il giorno e la notte, le stagioni, persino il moto retrogrado dei pianeti esterni e le eclissi. Sarebbe stata una buona base per arrivare alla descrizione reale del funzionamento del Sistema Solare, ma purtroppo di lì a poco la Terra verrà privata di un moto proprio e sarà piantata in mezzo al Sistema Solare, inamovibile, per almeno due millenni!