Proficuo
pro-fì-cuo
Significato Che dà utilità, vantaggio, giovamento, profitto
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo profìcuus ‘vantaggioso’, derivato di profìcere ‘giovare, essere utile’, derivato di fàcere ‘fare’, col prefisso pro- ‘in favore’.
- «Mi pare un uso molto proficuo del tempo.»
Parola pubblicata il 08 Maggio 2025
È una parola di una certa levatura — anzi è di quelle con un portamento un po’ impostato.
Se sentiamo parlare di uno studio proficuo, di un incontro proficuo, di un soggiorno proficuo, ecco che spira subito un’aura che si presume intendente, persuasa di discernere non senza saggezza e lungimiranza il buono e il vantaggioso. Eppure è fatta con pezzi di schiettezza e semplicità inaudite.
Potremmo sintetizzare in maniera brutta e incisiva il proficuo come ciò che fa pro. In altri termini, che fanno aggio su un suo parente dalla sorte peculiare, è ciò che fa profitto.
Ora, senz’altro anche il profitto non ha il destino univoco del parlar di soldi e capitale. Si può apprendere con profitto, posso allenarmi o curarmi con profitto — ma sono senz’altro accezioni che pur intendendo un vantaggio più versatile sono meno versatili, più rigide e ricercate.
Il proficuo invece non s’impiccia con troppa evidenza di vil denaro. Anzi, si ha l’impressione che parlando di un investimento proficuo — intendendo proprio che ha reso bene, che ha giovato finanziariamente — si stenda un leggero velario sul risultato: non è scoperto e privo di interpretazioni alternative come un investimento profittevole. Volendo adombra anche vantaggi ulteriori e indefiniti: un investimento proficuo può averci fatto imprendere una via di commercio che ci era ignota, può averci fatto intessere relazioni promettenti e via dicendo.
Il vantaggio, il giovamento del proficuo è amplissimo. Ha solo in mente un fine, pratico o morale o perfino spirituale che sia, e misura un’utilità nella sua direzione. Posso parlare di come a lavoro le ore passate in solitudine siano le più proficue (o no), o della costruzione del nuovo grande centro, che sarebbe stata più proficua in un’altra frazione, o del chiarimento preliminare che rende più proficua una lettura, o anche di uno stato d’animo proficuo per certe meditazioni.
Resta una parola morbida — di un velluto serio, di quella serietà che giudica il quanto del buono e del guadagnato. Dopotutto questa è sempre stata l’ottica sottesa alla stirpe del profìcere latino: basti pensare a ‘proficiente’, che oggi torna a noi come calco dell’inglese proficient raccontando l’attributo di una competenza provetta, mentre nel Trecento qualificava chi progrediva verso la perfezione morale.