Pure
pù-re
Significato Avverbio rafforzativo, specie in esortazioni e concessioni, col significato di ‘anche’, e congiunzione col significato di ‘tuttavia, nondimeno, sebbene’
Etimologia dal latino pure ‘semplicemente, puramente’, derivato di purus ‘puro’.
- «Pure 'eppure' deriva da 'pure' oppure no?»
Parola pubblicata il 08 Ottobre 2023
È un po’ come quando ci fanno notare che abbiamo un certo vezzo ricorrente di toccarci il naso, di schiarirci la voce, o ci scoprono nell’uso di un intercalare un po’ strano: noi, parlando e scrivendo, usiamo continuamente la parola ‘pure’, da sola e pure in composti. Tanto comune, eppure non sapremmo dire d’acchito qual è il suo nocciolo di significato, e neppure quale sia la sua origine.
C’è una classe di aggettivi latini (quelli della prima classe, per la precisione) da cui è possibile formare avverbi in maniera estremamente semplice: alla radice dell’aggettivo si aggiunge ‘e’. Così lentus si trasforma in lente, ‘lentamente’, altus in alte, ‘profondamente’, malus in male (che può essere avverbio anche per noi, come quando dormi male).
Immergiamoci in questo primo dato abbastanza semplice e vertiginoso: anche se l’uso l’ha usurato tanto da cancellare ogni nesso evidente col ‘puro’ — come statua trasfigurata dal tocco di passanti — pure è un avverbio latino che significa ‘puramente’, ‘semplicemente’, nato da purus. Per contro, è di quella squadra ristretta di parole che, pur arrivando a noi di bocca in bocca attraverso ottanta generazioni, ha conservato pari pari la sua forma originaria. E aggiungiamo ancora questo: la famiglia lessicale a cui appartiene ha un blasone addirittura remoto: il latino purus afferisce alla medesima casata di termini sanscriti che parlano di purificazione, che è la stessa del pýr greco, il fuoco. Quello di ‘puro’ è un concetto distillato in un’operazione davvero lentissima, esplorato, fondato e tramandato in modo capillare.
Ma lasciando le nebbie ancestrali, adesso cerchiamo di recuperare il sapore originario di questo ‘pure’, per capire com’è che popola i nostri discorsi: infatti, a leggerne i significati sui dizionari, otteniamo sfilze di sinonimi — tuttavia, nondimeno, benché, quantunque, sebbene — che non ci aiutano tantissimo nella messa a fuoco. Proviamo a dire qualcosa di difficile?
Abbiamo detto che nonostante la forma si sia conservata com’era, il significato (a partire da ‘puramente’, ‘semplicemente’) si è consumato — e adesso notiamo questo: si è consumato tanto da acquisire essenzialmente la funzione di rafforzare, sia quando il ‘pure’ vive come congiunzione, sia quando vive come avverbio. Lo fa in maniera davvero versatile.
Ha un tratto esortativo quando diciamo «Bisogna pur pensarci!», un tratto concessivo quando «Puoi pure andare da solo» o «È pur vero», aggiuntivo quando «Ah, viene pure lei?» e «Ma io ci metto pure il formaggio». Già questi primi esempi ci mettono in contatto con lo specifico gusto del ‘pure’: si aggancia a enunciati che presenta nella loro schiettezza, chiarezza, distinzione.
Anche quando avversa e contrappone si nota, anzi qui si comprende anche meglio (pur se qui usiamo più facilmente eppure): «Vorrei restare, pure devo andare», «È molto ingombrante, pure me lo devo portare dietro». Vediamo in trasparenza come il ‘pure’ evochi ancora il senso originario del ‘semplicemente’, ‘puramente’, ma entriamoci: che sensazione ci dà parafrasare in ipotesi tutti questi esempi? «Bisogna puramente pensarci!» «Puoi semplicemente andare da solo», «Viene puramente lei», «Ci metto semplicemente il formaggio», «Vorrei restare, puramente devo andare».
Se il puro è di una sola sostanza non mescolata ad altre, il pure/puramente è certo pensabile come un ‘solamente’: pensiamo a quando il Conte Ugolino si dice tormentato da ciò che ha da raccontare «già pur pensando, pria ch'io ne favelli». Ma non soltanto. L’elemento solo, puro, non mescolato che il ‘pure’ introduce non è detto sia solitario, isolato: quel pensiero da fare, quell’andare da solo, quel formaggio in più, ci presentano un filo che si aggiunge all’intreccio — segnatamente aggiunto, identificato con forza, spinto nell’esortazione, definito nella concessione. Ecco: il ‘pure’ purifica, illimpidisce un filo intrecciato nel discorso.
Non è facile sbrogliare matasse vecchie di millenni, toni, intenzioni sedimentate in singole brevi parole fondamentali. Pure, anche solo provarci è un guardarsi dentro.