Querimonia

que-ri-mò-nia

Significato Lamentela insistente, lagnanza

Etimologia voce dotta recuperata dal latino querimonia, derivato di queri ‘lamentarsi’.

A dispetto della prima impressione, non è un rito quelebrato da saquerdoti. Si tratta di un termine letterario, e senz’altro rétro, per indicare la lamentela — e vista la delicatezza del tema, si rivela una risorsa molto interessante.

La querimonia è la lagnanza. In particolare quella insistente, che cerca di ottenere ragione di un torto subìto. La sua etimologia non riserva sorprese, essendo un derivato del latino queri ‘lamentarsi, lagnarsi’ (da cui anche la querela), però è un termine che ha dei connotati piuttosto precisi, che ai nostri tempi emergono anche in virtù della sua ricercatezza.

Senza cercare di semplificare, la richiesta di giustizia può essere percepita come uggiosa, importuna, pesante di rimproveri e di doglianze esagerate. Tale è la querimonia. È compiuta per necessità urgente, verso torti e danni, ciò nondimeno suona spiacevole e ingombrante. Anche perché quella terminazione in -monia la affratella a una serie di termini parimenti ingombranti, serî, pesanti, e contribuisce a darci l’impressione di una lagnanza particolarmente strutturata e pervicace. Non a caso è stata a lungo una parola da tribunale, da statuto. E questo è vero anche se il -monia, come il -monium, può essere un semplice suffisso derivativo, senza quelle grandi implicazioni di significato che lo leghino al munus, al dovere, all’obbligo, come spesso (non sempre a proposito) si dice.

Allora possiamo parlare della querimonia presentata con grandi numeri al governo per la risoluzione di una situazione ingestibile che si trascina da troppo tempo, delle querimonie dei condòmini contro gli storni che sollevano le tegole e nemmeno l’altoparlante che manda l’urlo temibile del gufo riesce a scacciare, della critica corretta che riesce col tono della querimonia crucciata.

È una parola scomoda, che non ci fa il favore di ridurre la realtà, ma che ci fa sostare nell’ambivalenza del giusto e dell’esagerato, del doveroso e dello sgradevole. È senz’altro più facile farlo con una parola così ricercata e insieme di pronta comprensione.

Parola pubblicata il 28 Giugno 2020