Reliquia

re-lì-quia

Significato Resti venerabili di un cadavere o di un oggetto riconducibili a un santo o beato; oggetto prezioso conservato con devozione

Etimologia voce dotta recuperata dal latino ecclesiastico reliquiae, nell’accezione specifica di ‘resti di santi e martiri’, ma propriamente ‘avanzi, residui’, derivato dal verbo relìnquere ‘lasciare indietro’, a sua volta derivato da lìnquere ‘lasciare’.

Nelle reliquie troviamo un esito di significato che ha un valore unico: ci raccontano il punto d’incontro fra ciò che resta come misero avanzo e ciò che è così importante da essere addirittura venerabile.

Beninteso, si parla letteralmente di avanzi, rimasugli. La peculiare storia della reliquia inizia in latino (in cui è già volentieri usata al plurale, reliquiae), dove è un termine buono per indicare avanzi di cibo, sopravvissuti sparuti, fondi di barile di finanze esaurite, come anche macerie ed escrementi. Dopotutto deriva dal verbo relìnquere, cioè ‘lasciare indietro o da parte, abbandonare’ (da cui anche il relitto) — bel derivato del verbo lìnquere, che ha il significato di ‘lasciare’, e che con altro prefisso origina il delinquere, che è poeticamente un mancare.

Ora, le reliquie indicavano anche gli avanzi cadaverici, come ossa, ceneri. E il termine, in epoca cristiana ma ancora in latino, ha subito da un lato una specializzazione, dall’altro una generalizzazione: le reliquie hanno cessato di essere pezzi di salme qualunque, stringendosi su resti venerabili di martiri e santi, e si sono allargate a descrivere anche oggetti a loro riferibili, parimenti venerabili — e devotamente conservati. Così accanto a femori e mascelle e ampolle di sangue, nei ricchi reliquiari delle nostre chiese troviamo pezzi di abito, cinture, catene, frammenti di legno, piatti.

Un concetto così suggestivo, e per certi versi determinante per cogliere le dinamiche complesse del ricordo e della venerazione, ha traboccato nell’ambito secolare, dove con caratteri più lievi (non estranei peraltro al mondo delle reliquie sacre, di cui è sempre stato fatto un commercio in buona parte malizioso), descrive il cimelio, l’oggetto ritenuto prezioso e conservato, be’, come le cose sacre, che sia riferibile a una persona amata e ammirata.

Così l’amico ci racconta della reliquia di una ciocca di capelli di Maradona che suo padre riuscì rocambolescamente a tagliargli, parliamo della copia della Divina Commedia del nonno che conserviamo come una reliquia, della reliquia del collare del nostro vecchio cane. Ciò che avanza e ha valore per noi, per ciò che testimonia.

Parola pubblicata il 10 Settembre 2020