Sentenzioso

sen-ten-zió-so

Significato Ricco di massime con significati profondi; che procede per massime e sentenze; che fa uso eccessivo di massime e sentenze; supponente, pedante, presuntuoso nell’esprimersi

Etimologia voce dotta recuperata dal latino sententiosus, da sentèntia ‘sentenza, massima’, ma anche ‘opinione, parere’, derivato di sentire.

  • «È uno stile sentenzioso, ma certi passaggi sono memorabili.»

Se ti dicessero che hai un modo d’esprimerti sentenzioso, lo prenderesti come un complimento o come una critica? La risposta ci mostra il finale della parabola di una parola che ha avuto un successo schietto e secolare, mutando le proprie connotazioni. Forse, anche perché certi modelli inevitabilmente, col crosciare degli anni, perdono freschezza.

In principio il sentenzioso è ciò che ha significati profondi, concettualmente ricchi, e che contiene insegnamenti importanti — esposto magari con intenti e stili gnomici, cioè precettistici e moraleggianti (niente cappelli rossi a punta, purtroppo). Ed è chiaro il perché: la sentenza (aspettiamo a entrare in tribunale, stiamo sul generico) è l’opinione, la massima concisa espressa con autorevolezza, splendido filo ideale che porta etimologicamente il sentire al parere e quindi al giudizio. Ciò che è ricco di questo genere di sentenze non può che essere radicalmente di valore, e ci deve trovare nella più sincera e seria compunzione, con animo disposto a riceverle e ad arricchirsi. O no?

Be’, diciamo che intendendolo in maniera un po’ minore il sentenzioso può rimanere anche solo ciò che si sviluppa per massime — e magari possiamo parlare anche dell’opera sentenziosa del filosofo, senza per questo intendere lusingarlo, ma solo indicare un certo processo espositivo. Che anzi magari è un po’ ostico, o perfino (se è lecito dirlo) pretenzioso.

Per questa via potrei arrivare a dire che è sentenzioso il mio elettricista di fiducia, che pronuncia frasi secche, e sono spesso proverbi che adombrano il mio non capir niente di quello che fa, e possono essere sentenziose delle poesie che nascendo già si vogliono immaginare aforismi. Di qui al momento in cui il sentenzioso inizia a sputare sentenze, e a farlo con aspra sicumera, il passo è breve: giungiamo così alla critica sentenziosa che vorrebbe stroncare il film e risulta estremamente supponente e antipatica, alle conclusioni sentenziose a cui salta l’amica senza nemmeno averci ascoltati.

Certe compilazioni sentenziose non sono solo meravigliose, ma hanno davvero una fertilità travolgente: per fare esempi antichi, originali, certe esposizioni di Seneca o di Marco Aurelio sono rimaste celebri nella storia proprio per questo loro carattere. Ma è un carattere che richiede (oltre in primis una certa statura intellettuale e morale, questo è ovvio) una certa rarità: se il sentenzioso, lungo la storia, si fa modello facile e anzi andazzo, allora è forse inevitabile che dal profondo, ricco di significato e importante — espresso tramite massime che aprono questioni di rilievo della vita, dell’etica e della morale — si passi al caspita che ha ancora da dire?

Ma è bello, con la giusta capacità di penetrare questo tratto del mondo, recuperarne anche il taglio sinceramente positivo: ci può proprio essere del buono, nel sentenzioso.

Parola pubblicata il 28 Agosto 2023