Gnomico

gnò-mi-co

Significato Sentenzioso, che contiene precetti moraleggianti; chi tratta temi moraleggianti o precettistici

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo gnomicus, dal greco gnomikós ‘della sentenza’, da gnóme ‘conoscenza, intelletto’, ma anche ‘giudizio, opinione, sentenza’.

Di sicuro si parla della lingua degli gnomi, lo gnomico, o certo può essere gnomico il cavo sotto alla radice dell’albero che con tutta probabilità è abitato da esseri magici boschivi, come anche è gnomico il giardino affollato di statue di queste creaturine fiabesche. Che ridere, ovviamente no! Oppure sì?

La verità è che siamo in una regione di significati delle più sorprendenti, al cui centro pulsa un’antica parola greca: gnóme. Parole come gnosi, gnosticismo, gnoseologia, anche se non sono proprio quelle che si usano al mercato e non sono padroneggiatissime da tutti, sappiamo però che ci parlano di conoscenza — mistica e no. Peraltro la stessa ‘conoscenza’ è un ramo di quest’albero, essendo proveniente dallo stesso ceppo indoeuropeo.

Letteralmente questa gnóme è la conoscenza intesa come facoltà, l’intelletto, l’intelligenza, e poi anche e conseguentemente l’idea, l’opinione, il giudizio, la sentenza. Di qui lo gnomico che troviamo sui dizionari, termine molto ricercato che è stato ripreso come voce dotta dal latino tardo solo nell’Ottocento: si dice gnomico ciò che è ricco di precetti e sentenze, specie moraleggianti; intendendolo come sostantivo, è quindi gnomico chi tratta temi morali in maniera sentenziosa, in poesia e in prosa. Quello gnomico era perfino un genere poetico, nell’antica Grecia.

Si può parlare del breve commento gnomico sparato dal giornalista in vista sul fatto di cronaca, delle raccomandazioni gnomiche che vengono pubblicate con sussiego per la sicurezza della popolazione, degli gnomici che si affollano per dire la loro, anzi per scolpirla. Questa parola è una risorsa impervia e molto dura, che sminuisce in maniera secca le tirate e chi le fa con la forza di un registro molto aulico. Perciò richiede un’attenzione d’uso eccezionale, perché lo stesso uso di ‘gnomico’ può risultare gnomico.

Ma gli gnomi? C’entrano davvero, anche se in modo collaterale. Nel 1556 veniva pubblicato postumo un celebre trattato dell’alchimista svizzero Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, alias Paracelso: il Liber de nymphis, sylphis, pygmaeis et salamandris, et de caeteris spiritibus, in cui fa una panoramica sugli esseri elementali che popolano la natura. Fra questi, per quelli legati all’elemento della terra coniò il nome di gnomus, in latino umanistico, rifacendosi al greco gnóme. Queste creature, anzi queste intelligenze umbratili hanno nella conoscenza la loro grande forza: carpiscono i segreti e le ricchezze della natura. Pare però che il successo del termine in tutta Europa sia dovuto al suo uso da parte del poeta inglese Alexander Pope nel suo poema eroicomico Il ricciolo rapito, del 1712.

C’era poco da ridere: gnosi, gnoseologia, gnomi e gnomici sono davvero acini dello stesso grappolo.

Parola pubblicata il 19 Novembre 2019