Sketch
L'anglicismo e il gentiluomo
skèč
Significato Breve scena recitata, a volte accompagnata da musica, solitamente a carattere comico
Etimologia voce inglese, dall’olandese Schets o dal tedesco Skizze, a loro volta dall’italiano schizzo.
Parola pubblicata il 01 Maggio 2020
L'anglicismo e il gentiluomo - con Eleonora Mamusa
Di nuovo sul fronte sempre caldo, interessante e scivoloso degli anglicismi: stavolta a venerdì alterni con Eleonora Mamusa, linguista e lessicografa - per riuscire a strutturare in merito idee più confacenti.
Non è certo il primo caso che incontriamo, eppure colpisce sempre osservare come alcune parole traccino una linea circolare, segnando un percorso che le porta a muoversi attraverso le più varie culture, acquisendo tappa per tappa nuovi significati per poi tornare al punto d’origine. Si tratta quindi di un rientro a casa in cui ci si scopre arricchiti, proprio come succede alle persone quando tornano da un lungo viaggio. Tecnicamente, questo tipo di prestito è chiamato ‘cavallo di ritorno’.
Dello sketch scopriamo infatti, non senza un tocco di orgoglio, le origini nostrane: l’Italia nel Rinascimento è cuore pulsante dell’arte Europea, e il termine schizzo viene quindi adottato (fra le altre lingue) anche in olandese ed in tedesco, dove diventa rispettivamente schets e skizze. Da una di queste due fonti (non si ha la certezza su quale) vi è poi l’esito anglosassone, che lo vede usato come sostantivo ma anche convertito in verbo.
Ora, tutti sappiamo che lo schizzo è una stesura, solitamente un disegno, appena abbozzata, che fa spesso da base per uno sviluppo ulteriore. E poiché si tratta di qualcosa di limitato, basilare, senza rifiniture, lo sketch diventa pure un resoconto sommario, superficiale nel senso che non va nel dettaglio, non approfondisce. Fin qua, ritroviamo in tutto e per tutto il nostro schizzo.
Il passo successivo rimane però assente nella nostra lingua: lo sketch diviene alla fine del Settecento anche un’esibizione breve ed immediata, preferibilmente ma non per forza comica; insomma, qualcosa che per questa sua istantaneità rimane effimero, estemporaneo, limitato ad una scena che non ha le pretese di uno spettacolo lungo ed elaborato, di cui potrebbe magari essere base. E così ce lo siamo ripreso, nudo e crudo, grafia e pronuncia mantenute fedeli all’originale, con questa nuova accezione.
Nelle fonti non c’è perfetta uniformità rispetto alla data di adozione, ma sembrerebbe che il periodo sia compreso tra la seconda metà dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento, fase in cui vengono gettate le fondamenta della comunicazione pubblicitaria come la conosciamo oggi. E in effetti lo sketch richiama spesso e volentieri la vendita dei prodotti, tant’è che a molti di noi, in automatico, viene in mente Carosello quando lo nominiamo.
L’Accademia d’Italia aveva proposto nel ‘42 la sostituzione con scenetta, ma forse il diminutivo rimane troppo in bilico tra la concisione e la banalità, niente affatto adatta quest’ultima ad un prodotto che invece è solitamente caratterizzato da grande arguzia. E anche successivamente la difficoltà nella sostituzione è rilevabile nella proposta di un ulteriore termine importato quale sinonimo, ovvero gag, che però ha in numero un’alternativa validissima.