Succulento

suc-cu-lèn-to

Significato Pieno di succo; molto gustoso; di pianta, ricca di tessuti acquiferi

Etimologia voce dotta recuperata dal latino suculentus, da sucus ‘succo’, con suffisso aggettivale -lentus.

  • «All'altro tavolo hanno ordinato una parmigiana succulenta, la voglio anche io.»

Bella la lingua apollinea di alto concetto, ma quella che parla di noi, del nostro corpo, delle nostre reazioni, è impareggiabile. Ad esempio, possiamo notare quali siano gli esiti di un termine come ‘succulento’.

Per un certo periodo non è piaciuta, questa parola. Attestata intorno al 1500, nell’Ottocento ha iniziato a sapere di francesismo e diversi lessicografi sconsigliavano di usarla (anche se in realtà era stata presa in prestito direttamente dal latino): venivano raccomandate come alternative succoso, o sugoso, che però, si capisce, sono altre cose.

Certo, il riferimento primario è al succo: il suculentus latino ci offre in aggettivo la qualità di ciò che è particolarmente ricco di sucus, attraverso il suffisso aggettivale -lentus che ci portiamo piacevolmente dietro anche in italiano, come -lento. È un suffisso particolarmente potente, perché non ci predica solo l’esistenza di un attributo, ma ce lo amplifica: per fare qualche analogia, il corposo ci dà un senso di presenza e d’ingombro fisico notevole, ma il corpulento lo eleva a un grado superiore; il sanguinoso ha una sua cruenta sobrietà, il sanguinolento va a sedersi vicino al granguignolesco e allo splatter. E così (senza poter fare analoghi paragoni) il fraudolento, il sonnolento, l’opulento e perfino il violento ci mostrano un attributo che per quantità e qualità si pone a un livello scomposto, che gronda. Il che, nel caso del succulento, ha una risonanza letterale molto apprezzabile.

Il cibo, come tanta parte della vita, è un gioco di succhi. Il succulento, proprio in riferimento primario al cibo, presenta qualcosa da mangiare di fresco (e perciò consistente di succhi), di ricco, di saporoso, cui fa volentieri eco la reazione succulenta della nostra bocca.

Il passaggio linguistico non è banale, e ci rappresenta il modo in cui il nostro pensiero, la nostra sensazione sia inseguita dalle parole: nella vastità dell’esperienza gustativa, viene colto un tratto che in sé non sembrerebbe necessario e sufficiente per la piacevolezza al palato; e però la lingua è sicura che la porzione di piacevolezza che rappresentiamo come succulenta sia prevalente, tanto che non s’ingenera alcun dubbio. Quella del succulento ricco di gusto è un’esperienza positiva che resta scritta nella nostra mente in maniera tanto attraente — sicché si viene a creare un piccolo circuito quando parliamo di ‘piante succulente’.

Queste sono comunemente note come piante grasse, e sono succulente nel senso che nei loro parenchimi acquiferi riescono a trattenere grandi quantità d’acqua; sono letteralmente piene di succhi — e perciò resistono a climi ostili come deserti rocciosi e androni condominiali. Però esse non ci ingolosiscono, se non siamo dromedari, anzi il loro essere succulente crea una piacevole assurdità per la distanza dalla mozzarella di bufala appena tagliata.

Parola pubblicata il 30 Maggio 2023